Gettonisti a Latisana, arriva il dietrofront: i 4 liberi professionisti potranno proseguire l'attività

Sull'ipotesi che i quattro gettonisti potessero lasciare la struttura latisanese, si era mossa anche la politica

venerdì 11 aprile 2025 di Camilla De Mori
Gettonisti a Latisana, arriva il dietrofront: i 4 liberi professionisti potranno proseguire l'attività

LATISANA (UDINE) - I quattro medici "gettonisti" esterni in forza al Pronto soccorso dell'ospedale di Latisana dovrebbero poter continuare a lavorare nel reparto di emergenza della struttura sanitaria della Bassa friulana, dando manforte alla primaria e ai colleghi forniti dalla società esterna in appalto.

La notizia si è diffusa rapidamente nel mondo della sanità friulana e non solo, come, altrettanto velocemente, era circolata sul territorio quella, di segno opposto, che l'aveva preceduta solo pochi giorni prima. Non è infatti un segreto che avesse fatto abbastanza discutere l'ipotesi che i quattro camici bianchi veneti e triestini avrebbero potuto non prestare più la loro opera nelle strutture aziendali a partire dal 1. maggio, perché AsuFc avrebbe potuto «rinunciare alle loro prestazioni», dopo che non si sarebbero «dimostrati disponibili a un trasferimento» al Pronto soccorso di Udine dal 1. aprile, come si leggeva in un lungo post del 5 aprile sulla pagina Facebook di Progetto Latisana.

Il sindacato

Ora, dopo il repentino cambio di rotta, il presidente degli anestesisti rianimatori di Aaroi Emac, Alberto Peratoner, ci va giù duro, parlando di una «imbarazzante retromarcia della Direzione di AsuFc, che richiama in servizio quei quattro colleghi libero professionisti che pochi giorni fa AsuFc stessa aveva liquidato via posta elettronica certificata, interrompendo ex abrupto la loro lunga attività a supporto del Pronto soccorso di Latisana. Ormai vale tutto ed il contrario di tutto, in un'assenza di programmazione e in una confusione totale sul destino dell'ospedale di Latisana, destino» che, secondo Peratoner, sarebbe «tenuto ancora nascosto ad operatori ed utenti. Ribadiamo la richiesta di trasparenza su scelte e decisioni future», conclude il rappresentante sindacale. Come risulta ai rappresentanti dei lavoratori, infatti, l'Azienda sarebbe tornata sui suoi passi e avrebbe deciso, contrariamente a quanto emerso in precedenza, di proseguire la collaborazione con i quattro gettonisti, nella sede a loro più congeniale di Latisana, con la possibilità di coprire eventualmente qualche turno a Udine, se di loro gradimento. L'Azienda, interpellata dal cronista, non ha inteso rilasciare dichiarazioni.

 

La politica

Sull'ipotesi che i quattro gettonisti potessero lasciare la struttura latisanese, si era mossa anche la politica. Dopo le indiscrezioni comparse sul web, il delegato alla Sanità del Comune di Latisana, Antonino Zanelli aveva spiegato che l'amministrazione aveva chiesto ragguagli sulla vicenda all'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale, non solo perché quattro medici in meno nel reparto di emergenza non sarebbero stati pochi, ma anche perché sarebbero stati coinvolti dei liberi professionisti ritenuti «super esperti» e «molto competenti», da diversi anni impegnati nel reparto di prima linea dell'ospedale della Bassa. E sempre Zanelli aveva chiarito che da AsuFc erano arrivate «rassicurazioni sul fatto che andrà tutto bene». Il delegato alla Sanità aveva anche ricordato che l'amministrazione non avrebbe potuto «più di tanto interferire con i provvedimenti e gli ordini di servizio dell'Azienda», anche alla luce del fatto che da contratto di lavoro autonomo, era nelle facoltà di AsuFc chiedere a quei camici bianchi di prestare la loro opera in tutti i reparti di Pronto soccorso e Medicina d'urgenza e quindi anche a Udine. Poi era sceso in campo anche il centrosinistra, con il segretario provinciale dem Luca Braidotti (che non aveva nascosto la sua «estrema preoccupazione» per la possibilità di «un depauperamento grave per i servizi di emergenza e in generale per un ospedale che è già nell'occhio del ciclone») e la consigliera regionale Simona Liguori di Civica Fvg, che aveva parlato di «emorragia non solo di personale, ma anche di credibilità». 

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