Quale ritiene possa essere il suo valore aggiunto nel caso venisse eletto sindaco?
«Ritengo che possa essere una sorta di mentalità proiettata tutta agli obiettivi da raggiungere e al futuro perché è quello che mi ha insegnato il mondo del lavoro. Sono un uomo di azienda e sono cresciuto con percorsi legati alla necessità di anticipare i cambiamenti. Le aziende impongono di costruire il cambiamento, non di subirlo legando il tutto a obiettivi determinati che hanno dei numeri. Quella è la mia forma mentis. Posso aggiungere che ho un altro aspetto che ritengo si possa aggiungere: la totale libertà. Non devo rispondere a nessun partito quindi per me, come dicono i tedeschi "Pordenone uber alles"».
Tre cose che lei vede tra 10 anni, dopo due mandati da sindaco.
«L'aumento demografico legato alla componente dei giovani post universitari.
Cosa la infastidisce?
«Gli attacchi personali di cui sono stato vittima in questa campagna elettorale, ma ho avuto la forza di farmeli rimbalzare addosso».
Una cosa che la commuove?
«L'impegno e la fiducia che mi hanno dato le persone che si sono avvicinate. Quella cosa mi ha molto commosso, perché concedere la fiducia in quella maniera, senza alcun contraccambio mi ha colpito e sarà mio compito custodirla per sempre».
C'è un film che ha visto più volte?
«Si, l'attimo fuggente. Perché è il cult della mia generazione e mi lega molto alla storia di un professore che ho avuto, Paolo Corai. Mi ha insegnato che il riscatto sociale passa attraverso la scuola».
Il libro sul comodino?
«L'Odissea. Ci sono le contraddizioni e le tensioni che l'uomo occidentale ha portato come contributo al mondo. Ulisse è il prototipo dell'uomo occidentale con le sue contraddizioni, ma con la sua grande tensione evolutiva»
Un sogno ricorrente?
«Sì. Sogno mia madre che non ho più».
Non mi interessa per chi o quando, ma una pazzia che ha fatto per amore?
«Ho chiuso una lunga storia d'amore per aprirne una definitiva. Avevo capito che sarebbe stata la donna per la vita».
Dall'esperienza che ha è più difficile trovare una intesa con gli uomini o con le donne?
«Indifferente. Il mio lavoro è trovare accordi e il genere a quel punto diventa del tutto indifferente».
Come sarà la sua giunta per amministrare la città?
«L'esecutivo che voglio realizzare sarà un misto tra giovani e persone di esperienza. Farò alcune crasi. La prima le politiche sociali insieme a quelle della sicurezza perché vorrei una persona di rigore, ma anche di sensibilità. La repressione è soltanto l'ultimo atto, prima, perciò, ci deve essere un percorso importante. L'altra, invece, sono le politiche giovanili, innovazione e attività produttive messe insieme e vorrei darle in mano a una persona giovane. Posso anche aggiungere che la lista non sarà fatta con il manuale Cencelli, perché non avendo obblighi verso alcuno, gli unici criteri saranno la professionalità e la sensibilità delle persone».
Caratterialmente sarebbe in grado di abbandonare tutto all'improvviso e sparire?
«Era una cosa alla quale avevo pensato quando ho capito che il Centrosinistra non era più la mia casa. Ho avuto un pensiero in questo senso: ho capito che in quella coalizione non c'era più alcun interesse al progetto di città. C'era solo attenzione a difendere i propri ruoli con una quasi certa condanno all'opposizione. A quel punto ho pensato che se quella era la politica tanto valeva sparire. Non era quella la mia politica. Poi parlando con la città e uscendo dalla bolla dei rapporti con gli altri gruppi consiliari, che invece in città c'era voglia di cambiamento e quindi ho deciso di investire. Ho deciso di candidarmi quando in biblioteca civica ho visto i ragazzi che studiavano».
Come convincere uno che non va a votare a barrare il suo nome sulla scheda?
«Direi che votare è una forma di libertà. Se qualcuno decide al posto tuo si perde ogni forma di libertà. Per me il termine liberà è scardinante e deve per forza passare questo concetto: ognuno deve essere libero di scegliere la propria strada, il proprio tragitto. credo che questo potrebbe essere uno dei pensieri con i quali cercherei di convincere una persona ad andare alle urne».
E a votare per lei?
«Dopo avergli fatto capire il senso della parola libertà gli direi che il sottoscritto non solo si ritiene libero, ma lo è veramente. Non sono condizionabile da interessi di partito, ma solo dalle persone capaci. Non sono il più bravo e per questo, come ha fatto Sergio Bolzonello, mi circonderei di gente capace e più brava di me. E li ascolterei».