PADOVA - Cinghiali “immessi” abusivamente nei boschi dei Colli per alimentare l’attività venatoria.
La preoccupazione, legata all’immissione abusiva di specie selvatica in zona Parco, trova infatti fondamento nel rischio di diffusione della temibile epidemia di Peste suina africana connessa proprio alla diffusione di specie prelevate da contesti sconosciuti. Proprio per questo il Parco Colli non ha esitato a denunciare il fatto ai Carabinieri del nucleo forestale. E a mettere al corrente del ritrovamento tutte le associazioni di categoria del mondo agricolo, per vigilare e denunciare immediatamente altri analoghi episodi. «Siamo di fronte a un gesto irresponsabile e contrario a ogni logica di tutela del territorio – ha cosi dichiarato il Presidente del Parco, Alessandro Frizzarin - che rischia di vanificare la lotta in atto da anni contro un fenomeno che minaccia la biodiversità e per l’agricoltura locale. Episodi come questo impongono una risposta netta e condivisa da parte di tutte le istituzioni e delle comunità». La scoperta di cinghiali di allevamento, immessi in modo clandestino nell’ambiente dei colli, rende ulteriormente effervescente lo scenario della lotta contro le specie selvatiche, all’indomani della protesta dei selecontrollori, ancora una volta decisi ad incrociare le braccia. I cacciatori volontari a servizio del Parco, pretendono infatti che siano garantiti gli incentivi per l’attività di contenimento recentemente azzerati dalle disposizioni del Parco.
Il confronto
L’argomento è stato oggi al centro di un confronto fra l’Assessore regionale alla Caccia, Cristiano Corazzari e Cristiano Corazzari, i rappresentanti dell’associazione “Controllori fauna e flora Colli Euganei” Luca Borghetto e Nicola Candian. Il tentativo di mediazione è stato favorito dal Consigliere regionale padovano della Lega Nord, Giulio Centenaro. «È bene ricordare – ha detto - che i selecontrollori sono volontari, ma che sostengono costi per la loro attività per circa 350-400 euro l’anno. Possono però beneficiare soltanto del 50 per cento degli esemplari abbattuti. E' allora importante sostenere un dialogo con tutti i soggetti coinvolti e rivedere il regolamento generale. Sostenere l’attività dei selecontrollori significa limitare le specie invasive, servizio essenziale all’agricoltura».