Brasiliani oriundi in Val di Zoldo, continua la battaglia a suon di ricorsi al Tar per le trascrizioni degli atti civili: «Pagateci i danni»

Richieste avanzate dopo il riconoscimento della cittadinanza italiana in virtù del principio dello ius sanguinis

domenica 16 giugno 2024 di Olivia Bonetti
Brasiliani oriundi in Val di Zoldo, continua la battaglia a suon di ricorsi al Tar per le trascrizioni degli atti civili: «Pagateci i danni»

VAL DI ZOLDO (BELLUNO) - «Non avete trascritto subito la nostra cittadinanza all'anagrafe: pagateci i danni». Continua la battaglia a suon di carte bollate e ricorsi al Tar degli oriundi brasiliani che chiedono ai Comuni le trascrizioni degli atti di stato civile dopo il riconoscimento della cittadinanza italiana in virtù del principio dello ius sanguinis. Al centro della vicenda sempre il comune di Val di Zoldo, già preso di mira da 3 cause.

Ricorsi che poi sono finiti nel nulla visto che dopo le diffide le trascrizioni ci sono state. Eppure qualcuno non si è accontentato. È lo stesso sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin a raccontare l'accaduto. E lo fa dopo la vittoria con una sentenza che ha respinto la richiesta di risarcimento avanzata contro il Comune.

IL CASO

«Il cittadino brasiliano, tramite il suo legale - spiega -, nonostante fosse stato messo a conoscenza dell'avvenuto adempimento non ha però ritirato il ricorso, al contrario ha chiesto al Tar il risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali per le mancate trascrizioni nei termini. Richiesta che è stata respinta al mittente dal Tar che, non solo ha dichiarato, ovviamente, cessata la materia del contendere, ma ha compensato le spese legali delle parti e ha respinto ogni richiesta di risarcimento danni. I paventati danni non sono stati infatti documentati né per quanto riguarda gli aspetti patrimoniali che per quelli non patrimoniali». Ma il sindaco di Val di Zoldo riflette: «La cittadinanza italiana è quindi, come sosteniamo da tempo, un mero vantaggio economico per chi la ottiene, più che una questione di legame affettivo e di antiche tradizioni come sostiene Associazione bellunesi nel mondo? Ci aspettiamo adesso che nei prossimi ricorsi i legali tentino di dar prova concreta dei danni patrimoniali subiti per il mancato ottenimento del passaporto italiano. Siamo curiosi».

LA LEGGE

«La procedura soprannominata "contra as filas" è ormai diventata la preferita dai cittadini stranieri nati all'estero e di lontane origini italiane, per lo più sudamericani - ricorda il sindaco De Pellegrin -, quella di chiedere il riconoscimento dello status civitatis italiano, cosiddetto "iure sanguinis", attraverso la via giudiziaria. Contro le code: proprio i lunghi tempi di evasione delle pratiche di riconoscimento cittadinanza italiana presso i Consolati italiani all'estero legittimano, ad oggi, la possibilità di ricorrere al Tribunale per vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana. Fino al 2022 tutte le cause venivano instaurate presso il Tribunale di Roma, mentre dal 12.06.2022 le cause vengono instaurate nel Tribunale distrettuale individuato secondo il luogo di nascita dell'avo italiano del quale il ricorrente indica di essere discendente, per Val di Zoldo quindi quello di Venezia».

IL SUPERLAVORO

«L'ufficio stato civile di Val di Zoldo dopo la presentazione del ricorso aveva eseguito le trascrizioni degli atti di stato civile del ricorrente riconosciuto italiano dal Tribunale di Venezia, di fatto facendo cessare la materia del contendere - fa sapere il primo cittadino -. In effetti la "battaglia" del Comune per una riforma dello iure sanguinis non si traduce affatto in un volontario rifiuto delle trascrizioni, come fa intendere l'avvocato della parte nel ricorso, ma è legato semplicemente all'impossibilità di smaltire la mole di pratiche iure sanguinis nei tempi previsti». E parla di «una situazione paradossale e fuori controllo». «È proprio l'elevatissimo numero di accoglimenti pronunciati dal Tribunale, oltre a tutte le trascrizioni che arrivano su richiesta dei Consolati sparsi in tutto il mondo, che manda in tilt la struttura organizzativa del Comune che non può certamente riuscire a concludere il delicato iter di verifica e trascrizione degli atti in soli 30 giorni come vorrebbero gli avvocati dei neo cittadini: ricordiamo che ai Consolati si attendono fino a 15 anni, in Tribunale un paio, ma dal Comune, sul quale ricade il lavoro di entrambi una volta completato l'iter di riconoscimento, ci si aspetta che in un mese tutto sia fatto: atti di nascita, matrimonio, divorzio, nascita dei figli minori, iscrizioni Aire». In Val di Zoldo gli atti ancora giacenti, tra trascrizioni che vengono a mano a mano fatte e nuove richieste si attesta ancora sui circa 600 atti in arretrato, o poco meno. Camillo De Pellegrin lancia l'appello ai colleghi: «Chiedo che si espongano! Anche solo a tutela del proprio personale: non possiamo lasciare i nostri collaboratori in questa situazione».

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