TREVISO – Alla fine, i giudici del Tar hanno accolto il suo ricorso stabilendo che un 50enne residente in un comune della cintura urbana, potesse ottenere la restituzione del suo porto d’armi. Gli era stato sequestrato dopo una presunta lite familiare avvenuta con la cognata, che lo accusava di averla minacciata con una tubo per irrigare il giardino e per questo aveva sporto denuncia. E la conflittualità con qualcuno è uno dei motivi per cui scatta in automatico la revoca del permesso di tenere e portare armi. A “salvare” l’uomo è stata una coincidenza incredibile: proprio mentre stava litigando in giardino con la cognata, la moglie si trovava in terrazzo per una telefonata. Dall’alto ha visto tutto e ha avuto la prontezza di scattare una serie di fotografie che hanno immortalato la scena, dimostrando che il marito aveva le mani appoggiate sulla recinzione senza tenere nulla, mentre era la cognata a brandire minacciosamente una ramazza. Questa prova ha convinto i giudici del Tar che il sequestro del porto d’armi fosse una misura sbagliata, stabilendo invece che il documento gli venisse restituito. Il caso è stato seguito dagli avvocati Vincenzo Grosso e Fabiano Chiappini. Grosso evidenzia una cosa: «La normativa che regola il porto d’armi è molto rigorosa, una volta che viene revocato è molto complicato poterlo riavere indietro». A meno che non accadano eventi imprevisti, come delle foto fatte al momento giusto.