Uccide il marito che dormiva con 23 colpi d’accetta, poi cerca di nascondere il cadavere gettandolo nel lago: il delitto scoperto dallo storico trevigiano

venerdì 27 giugno 2025, 01:45 - Ultimo agg. 08:21
Uccide il marito (che dormiva) con 23 colpi d’accetta, poi cerca di nascondere il cadavere gettandolo nel lago: il delitto scoperto dallo storico trevigiano
di Paolo Calia
2 Minuti di Lettura

VITTORIO VENETO - Uccise il marito con 23 colpi d’accetta mentre dormiva nella loro casa di Serravalle. Poi tentò di occultarne il cadavere con l’aiuto del fratello gettando il corpo del lago, che però continuava a ritornare a galla. Alla fine, vinta, da rimorso confessò. Ma il giudice, colpito dalla sua storia di moglie e madre fedele ma vessata dal coniuge e afflitta da disturbi mentali, le evitò la pena capitale e la condannò a nove anni di reclusione. Questa la vicenda di Luigia, donna che divenne assassina per disperazione nella notte del 13 ottobre 1854. Un delitto sepolto negli archivi, di cui si era persa memoria. E che è stato scoperto di recente da Nicola Pezzella, storico trevigiano con alle spalle varie pubblicazioni di rilievo dedicate alla storia cittadina e veneta. Si è imbattuto in questo caso scartabellando l’archivio online del progetto Internet Archive, una biblioteca digitale non profit. Una montagna di documenti digitalizzati tra cui perdersi. E magari riemergere con delle chicche dimenticate. Pezzella ha avuto la fortuna, e la bravura, di trovare un libello del 1860, una rappresentazione teatrale intitolata “La moglie omicida”, firmato da Alessio Mazzi (forse uno pseudonimo) di Treviso e mai rappresentato. La storia è incentrata su un fatto di cronaca avvenuto sette anni prima, con la Marca sotto il dominio austroungarico. E colpisce per un fatto: la modernità del giudizio del giudice, tale “giudice Tebaldo”, che invece di condannare a morte la donna la grazia intuendone le difficoltà, capendone la situazione disagiata in cui era costretta a vivere. Un primo barlume di giustizia in un’epoca dove la moglie, in casa, doveva essenzialmente ubbidire in silenzio. Altro che ribellarsi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA