CONTRIBUTO D'ACCESSO
Il contributo d'accesso? Estenderlo ai giorni del Carnevale sarebbe la mossa giusta, ma gradiremmo che anche la Municipalità fosse coinvolta in un ragionamento di questo tipo», aggiunge Borghi, con rifermento alle recenti parole dell'assessore al Turismo, Simone Venturini, che ha aperto alla possibilità di ampliare le date "da ticket" previo confronto con la città. «I veneziani qui non contano più niente. A vincere è una mercificazione di basso livello», commenta Luca Colferai, gran priore della Compagnia de Calza, che spiega amareggiato come gli spettacoli che quest'anno si sarebbero dovuti tornare a organizzare in campo San Maurizio, su proposta di Vela, alla fine siano stati soppiantati dai mercatini promossi dall'assessorato al Commercio.
«È dal 2000 che non organizziamo più alcuna iniziativa, non ci contattano, quando invece dovrebbe essere dato spazio a quelle persone che di Carnevale si occupano da sempre. Come tornare a quello dei veneziani? Non so se sia ancora possibile, i residenti sono sempre meno. Ma andrebbe capito che lo dovrebbero organizzare le associazioni culturali che hanno esperienza sul tema». Francesco Briggi, dell'Atelier Pietro Longhi, veste le Marie del Carnevale, momento dell'anno che inevitabilmente riflette storia e mutamenti della città. «L'emorragia di residenti analizza lui porta ad un cambiamento in termini di sentimento e organizzazione di queste giornate. Ma se la società si trasforma, non è colpa di nessuno. Per strada si vedono sempre meno persone in maschera, spettatori passivi che non si fanno più coinvolgere nei festeggiamenti come una volta. È proprio mutato il mondo». Per Briggi andrebbe un po' rivista la formula del Carnevale, investendo di più sugli eventi in centro storico, come d'altronde richiesto dai suoi clienti. Senza dimenticare i giovani.
«Le nuove generazioni per le strade, in maschera, non si vedono. L'età media dei partecipanti è elevata. Bisognerebbe pensare a soluzioni vicine ai ragazzi, attrattive». Che il Carnevale non sia più quello di una volta, dei veneziani, lo sottolinea anche Marco Vidal, amministratore delegato Mavive e nella giuria chiamata a scegliere le 12 Marie. «È molto mal organizzato e disordinato. Lo confermano gli incassi inferiori, rispetto agli altri giorni, poiché abbiamo a che fare con un flusso enorme di persone che vaga per la città senza meta», afferma Vidal, evidenziando come la pressione numerica non permetta di godere dei luoghi che lo compongono.