ARCADE - Se n'è andata ieri, giovedì 16 febbraio, Rainelda Verardo, classe 1938, per tanti anni insegnante (a scuola e a catechismo) e volontaria ad Arcade, poetessa appassionata di letteratura e di viaggi.
Il profilo
Dopo gli studi, Rainelda era diventata un'insegnante e aveva fatto di quella professione un'occasione per continuare ad apprendere e sperimentare, anche in ambito poetico: era stata la maestra di riferimento per decine di generazioni, rendendosi sempre disponibile specialmente per quegli studenti che si mostravano interessati nelle sue materie predilette, ovvero quelle letterarie. «Sapeva recitare la Divina Commedia a memoria» racconta il figlio Stefano. Una volta in pensione, lasciato il mondo della scuola dopo quarant'anni di insegnamento, aveva aumentato la propria produzione letteraria, iniziando anche a partecipare a concorsi di poesia in tutto il Triveneto. Ne aveva anche vinto qualcuno, trattando temi come la natura, il paesaggio, i suoi ricordi di tradizione e talvolta scrivendo anche in dialetto: ma aveva scritto anche di attualità, delle tragedie di cui leggeva ai giornali, della luna.
«L'ho accompagnata a tanti concorsi letterari e in qualche occasione ha vinto dei premi importanti - spiega ancora Stefano - ma al di là della ricerca letteraria e culturale che portava avanti, era molto legata alla famiglia e ai valori che la rappresentano. E aveva uno spirito di generosità spiccato anche nei confronti del prossimo: contribuiva a sostenere varie associazioni». Il funerale avrà luogo lunedì 20 gennaio alle ore 15,00 nella chiesa parrocchiale di Arcade. A ricordarla ci saranno Fabio con Emanuela e Stefano con Tiziana, le sorelle Graziella, Rina e Miranda, i cognati e i nipoti.
La poesia
In una delle sue poesie, Rainelda scriveva:
"Niente mi porta in alto come la musica, che mi fa volare tra gli angeli, sulle ali della fantasia; dà alla mi anima un'emozione profonda, gioia e brivido... Mi fa viaggiare all'interno del mio spirito, che, con dolci suoni e magiche melodie, si riconcilia con la vita. La mente si perde in uno spazio siderale e le note sembrano vivaci folletti che si rincorrono, si ricongiungono, si perdono... Il paradiso deve essere un'immensa melodia musicale con Dio che dirige una mirabile orchestra".