TREVISO - Aumenti tra il 15 e l'80 per cento. Con il record, ben poco positivo, del cacao: le quotazioni sono più che triplicate nell'arco di tre anni, superando nei picchi massimi i 10mila euro a tonnellata. I rincari delle materie prime alimentari continuano ad abbattersi anche sulla Marca. Gli effetti si ripercuotono a cascata sulla filiera fino al cliente finale: benché le ultime rilevazioni mostrino un raffreddamento dell'inflazione (più 0,4% su base mensile e più 1,7% su scala annua a luglio, secondo le stime Istat), gli strascichi dell'impennata dei prezzi sono fortemente avvertiti dalla maggioranza dei consumatori sul carrello della spesa o sulla tazzina di caffè al bar.
Ma a fare le spese (in senso letterale) dei rincari sono anche le imprese del settore, specie quelle artigianali, alle prese con costi di produzione sempre più schizofrenici. Confartigianato conferma: a preoccupare le piccole e medie aziende del comparto, è l'andamento "a fisarmonica", con brusche ondate di rialzi. Sempre più difficili, spiegano dall'associazione, da assorbire senza ritoccare i listini.
I NUMERI
A luglio il cacao segna più 48%, ma dal 2022 a oggi l'ingrediente base per moltissime preparazioni dolciarie ha conosciuto un'escalation addirittura del 220%, dovuta soprattutto alla riduzione della produzione per via dei danni causati alle coltivazioni dalle anomalie climatiche. Il caffè, nella varietà robusta, ha toccato il più 83%, il burro ha superato gli 8 euro al chilo, sfiorando a giugno i 21 punti percentuali in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Non va molto meglio per i prodotti caseari: il latte crudo si è attestato a quota 65,3 euro ogni cento chili, con un prezzo al dettaglio tra i 2,10 e i 2,30 euro al litro, circa il 15-20% in più rispetto al 2022, tirato verso l'alto da costi dei mangimi (più 56%), da quelli dell’energia e dalle ricadute delle tensioni geopolitiche internazionali sulle importazioni.
I cereali, nel complesso, crescono dell’1,2%, con aumenti soprattutto per il riso. Per fortuna, compaiono anche dei segni di contrazione: meno 29% per lo zucchero, meno 15% per grano duro, meno 8% per quello duro, meno 6% per l’olio extravergine d’oliva. Sempre riguardo agli oli, appare in calo anche quello di palma, mentre restano sostenuti i prezzi di soia e colza, spinti dalla domanda estera.
IL COMPARTO
Nella Marca, il comparto alimentare artigiano conta (a fine 2024) 1.021 aziende, in calo di 49 unità nell'arco dell'annata. La specializzazione più corposa riguarda la produzione di cibi per asporto (361) realtà, seguita da pasticcerie e gelaterie (301) e dai panificatori (239). Tra le altre categorie, figurano anche 25 pastai, 13 caseari, 10 cioccolatieri e 7 birrifici. La "fisarmonica" dei prezzi preoccupa, naturalmente, anche i consumatori. Stefano Bellotto, presidente di Adiconsum Belluno Treviso, associazione legata alla Cisl, non rileva al momento particolari tagli alle spesa da parte delle famiglie del territorio.
Tuttavia, invita a tenere sotto controllo le dinamiche per scongiurare in primis possibili speculazioni: «Gli eventi internazionali dirompenti impattano su alcuni beni e questo impatto poi lo paga il consumatore finale. E' successo con l'olio di semi allo scoppio della guerra in Ucraina. Rischia di succedere ora per il vino con i dazi Usa. Difficilmente importatori e distributori, infatti, rinunceranno alla propria quota, dunque, alla fine le tariffe doganali si scaricheranno sul consumatore finale americano e sul produttore iniziale trevigiano o italiano». Ancora peggiore, naturalmente, è l'effetto di incrementi fuori controllo su generi di prima necessità, come i citati latte, burro, caffè: «Quello che bisogna assolutamente evitare è che qualcuno pensi di cavalcare l'onda dei rincari delle materie prime per aumentare i prezzi: una volta che il costo medio di un bene di largo consumo è salito, poi non si torna più indietro».