Tre imprenditori agricoli condannati per estorsione. Avrebbero minacciato tre dipendenti di licenziamento: le condizioni

Lavoratori costretti a firmare un accordo come garanzia di assunzione l’anno dopo

mercoledì 15 gennaio 2025 di Redazione di Rovigo
Tre imprenditori agricoli condannati per estorsione. Avrebbero minacciato tre dipendenti di licenziamento: le condizioni

LUSIA  - Tre imprenditori agricoli di Lusia sono stati condannati ieri per estorsione. Gianni Pomaro, Claudio Fracassetto e Cristian Gottardi sono stati condannati a 2 anni e 3 mesi oltre a 600 euro di multa per aver minacciato tre dipendenti dicendo che sarebbero stati licenziati o che i loro contratti non sarebbero stati rinnovati se non avessero accettato di incassare cento euro a testa come saldo e stralcio di ogni pretesa. I lavoratori cotituitisi parte civile sono tre, di cui due albanesi, al tempo di 42 e 30 anni oltre a un giovane di Lusia allora 28enne. A ciascuna delle tre parti civili è stata riconosciuta una provvisionale da 2mila euro ciascuno. 
Con l’avallo del sindacato Cgil il 19 dicembre 2017 tre operai avevano firmato un accordo stragiudiziale oggetto dell’inchiesta della magistratura.

Con quell’accordo per la cifra simbolica di cento euro i lavoratori rinunciavano a ogni azione nei confronti dei datori di lavoro in cambio della garanzia di rientrare nei programmi di assunzione per l’anno successivo, il 2018. Quel tipo di accordo arrivava dopo una serie di contenziosi nei quali diversi colleghi di questi tre operai avevano ottenuto indennizzi molto più sostanziosi dopo aver rivendicato i compensi per le ore di straordinario non percepiti. 

L’ACCORDO

In seguito a quegli esborsi gli imprenditori avevano cominciato a proporre accordi a chi era nelle stesse condizioni allo scopo di risolvere la situazione una volta per tutte. Il metodo scelto però è finito sotto la lente d’ingrandimento della magistratura nonostante l’ok del sindacato. Al termine delle indagini e dopo diverse richieste d’archiviazione da parte del pubblico ministero, il giudice per le indagini preliminari aveva imposto alla procura l’imputazione coatta. «Noi non sapevamo nulla prima di sottoscrivere qualsiasi cosa abbiamo parlato con tutti. Nessun lavoratore ha vantato crediti. Tutti quanti dicevano che erano a posto con i pagamenti e che non c’erano problemi. E dicevo anche: se non siete convinti non firmate nulla», aveva spiegato l’allora responsabile agricoltura della Cgil che firmò quell’accordo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci