VENEZIA - Pur facendo verbalizzare la contrarietà della Lega in Consiglio dei ministri, lunedì Matteo Salvini aveva minimizzato l’impugnazione della legge trentina: «Si tratta di una questione locale». Ma il caso del nuovo stop al terzo mandato è fatalmente esploso durante il Festival delle Regioni e delle Province autonome, che si è concluso ieri a Venezia con l’annuncio del presidente Massimiliano Fedriga: «Abbiamo votato un documento unitario al Governo, per chiedere di valutare un approfondimento sul tema». Una mossa che ha consentito al governatore Luca Zaia di correggere il suo segretario: «Aggiungerei che sta diventando un problema nazionale, visto e considerato che siamo nella dimensione dove si decide localmente il numero dei mandati, ma è altrettanto vero che se finisce in Corte Costituzionale ci sarà dibattito».
Il testo
Varato domenica all’unanimità, e trasmesso già l’indomani sia alla premier Giorgia Meloni che al ministro Roberto Calderoli, il testo illustra la posizione delle Regioni “sulle principali tematiche istituzionali”.
Le aperture
Ha sottolineato il leghista Fedriga, che è al secondo mandato in Friuli Venezia Giulia: «Il protagonista di questo Festival è diventato il terzo mandato. Su questo i presidenti hanno diverse sensibilità, ma la forza della Conferenza sta proprio nella capacità di poter fare sintesi». Ad esempio l’azzurro Alberto Cirio, pur essendo nella sua stessa condizione in Piemonte, la pensa diversamente: «Penso che il mandato in Regione debba avere limiti e vincoli, abbiamo 10 anni per iniziare e concludere un percorso». Tuttavia sono arrivate aperture dai meloniani nell’esecutivo nazionale: «Ho letto le dichiarazioni di Donzelli e Lollobrigida e mi sembrano assolutamente in linea con noi», ha specificato Fedriga. Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di Fratelli d’Italia, ha detto al Corriere: «Se le Regioni chiedessero di intervenire, se ci fosse una spinta importante per aprire alla possibilità di un terzo mandato non avremmo problemi a parlarne, ad aprire un dibattito, verificare i pro e i contro e se necessario approvare una legge. Non ne facciamo una questione di principio, siamo pronti ad ascoltare». Francesco Lollobrigida, ministro di FdI, si è espresso così sulla Stampa: «Oggi deve esserci un chiarimento politico, in modo che il governo possa definire delle regole per la partecipazione alle elezioni che siano uguali per tutti, su tutto il territorio nazionale».
Il principio
Il leghista Zaia, presidente del Veneto che avrebbe voluto ricandidarsi per la quarta volta, non ha nascosto il suo dissenso verso lo stop al Trentino, che in quanto Provincia autonoma sembrava poter godere di specificità secondo la sentenza della Consulta sulla Campania: «A me sembra che questa impugnativa del Governo sia temeraria, perché ho dubbi che la Corte riesca a smentire se stessa. Hanno fatto bene i ministri della Lega di non votare a favore, visto e considerato che non è una questione di battaglia politica ma una questione di principio». Ha spiegato Matteo Piantedosi (Interno), a margine dell’evento di Venezia: «È stata una decisione presa a condizioni date, con altre iniziative analoghe prese nei confronti di altre Regioni. Però la discussione politica sul tema è stata rinviata». Senza scricchiolii nella maggioranza, ha assicurato Paolo Zangrillo (Pubblica amministrazione), altro ospite della rassegna: «Legittimamente la Lega ha detto di non essere d'accordo perché ha un'altra idea, ma questo non significa che il Governo sia in una situazione di difficoltà o ci sia crisi». Così alla fine, che si tratti di una faccenda locale o di una priorità nazionale, anche Salvini ha mostrato di apprezzare l’accelerazione impressa dal Festival delle Regioni: «A mio parere è importante che i cittadini possano scegliere, quindi se si riapre la riflessione, ben venga».