COMELICO SUPERIORE (BELLUNO) - Il Comelico ieri ha dato il comosso addio ad uno dei suoi figli migliori, Antonio D'Ambros Rosso, 68 anni, di Casamazzagno, morto per un tumore che in pochi mesi ha piegato il suo fisico instancabile nel seguire l'azienda da lui creata negli anni Ottanta, la Novalegno.
IL TALENTO
La sua capacità di intraprendere e saper cogliere le priorità che il mercato del legname offriva, gli aveva fatto diversificare l'attività di segagione, puntando sui semilavorati. Negli anni Novanta aveva aperto una sede operativa ad Ampezzo in Carnia e da alcuni anni un grande capannone di oltre 13mila metri quadri di superficie coperta, in grado di garantire un clima costante durante il ciclo di lavorazione e 12mila metri quadri di piazzali per lo stoccaggio e la movimentazione delle tavole nella zona industriale di Amaro (Udine), vicino all'ingresso dell’autostrada. La figura di Antonio D'Ambros era molto apprezzata nel settore specialistico in cui la Novalegno primeggiava, diventando una delle aziende ai primi posti in Italia nella produzione di semilavorati. Era molto legato a Casamazzagno, dove ha continuato a vivere con la famiglia nella casa dove la mamma Bettina gestiva una pensione e in questi anni aveva diviso la sua giornata tra Valgrande e Ampezzo e poi Amaro.
L’IMPEGNO
Un amore per il paese che lo aveva portato a impegnarsi anche nell'amministrazione della Regola, a interessarsi costantemente della sorti economiche di un territorio che avrebbe voluto fosse più attivo e aperto alle novità. I suoi successi imprenditoriali, più che con le amministrazioni locali, preferiva condividerli con i collaboratori sia della vallata comeliana che in Carnia. Commosso alla fine della cerimonia funebre l'omaggio al "capo", ma soprattutto all'operatore che sapeva mettersi al lavoro con i dipendenti, quello letto da Martina, a nome di tutti i dipendenti della Novalegno, sia in Comelico che in Carnia. Il dolore della famiglia, della moglie Bruna, dei figli Federico e Valentino, che negli ultimi anni hanno seguito le orme paterne, dando impulso all'ulteriore sviluppo della Novalegno sul mercato internazionale, del fratello Daniele, che con Antonio aveva accompagnato fin dall'inizio dell'avventura i vari passaggi, dalla segheria alle successive innovazioni, è stato condiviso dalle centinaia di persone che hanno affollato la chiesa di Casamazzagno, seguendo in processione il feretro fino al cimitero di Ramalen.