«Chiedi a Meta AI o cerca». Da marzo scorso milioni di utenti italiani che usano l’applicazione di WhatsApp hanno visto comparire, in testa alla schermata delle proprie chat, una barra grigia contenente questa dicitura, corredata da lente di ingrandimento. In sostanza è stato imposto un servizio non richiesto, che peraltro rischia di renderne gli utenti «funzionalmente dipendenti», danneggiando la concorrenza. Per questo l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, «agendo in stretta cooperazione con i competenti uffici della Commissione Europea, ha deliberato l'avvio di un procedimento istruttorio» nei confronti di alcune società del colosso societario americano di Mark Zuckerberg «per presunto abuso di posizione dominante». I funzionari dell’Authority, con l’ausilio del Nucleo speciale antitrust della guardia di finanza, martedì scorso hanno ispezionato le sedi della controllata italiana di Meta, Facebook Italy srl, che spiega di collaborare «pienamente».
La vicenda
Da marzo 2025 Meta ha deciso di pre-installare il proprio servizio di intelligenza artificiale, denominato Meta AI, abbinandolo all'app WhatsApp, senza che gli utenti lo abbiano chiesto», spiega una nota dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. «Peraltro, Meta AI è stato posto sulla schermata in una posizione prominente e integrato nella barra di ricerca. Meta AI rientra tra i servizi di Chatbot o Assistente AI che - sfruttando tecnologie di intelligenza artificiale - rispondono a quesiti generalisti, di varia natura, e consentono forme di interazione simili ai cosiddetti assistenti virtuali». Secondo l'Autorità guidata da Roberto Rustichelli «attraverso l'abbinamento di Meta AI con WhatsApp, Meta appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma “imponendo” agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti». Esiste dunque il rischio - prosegue la nota - che gli utenti possano restare “bloccati” o funzionalmente dipendenti da Meta AI anche perché tale servizio, utilizzando le informazioni fornite nel tempo, sarebbe in grado di dare risposte sempre più utili e rilevanti.
La replica
«Offrire accesso gratuito alle nostre funzionalità di intelligenza artificiale su WhatsApp dà a milioni di italiani la possibilità di scegliere di usare l’IA in un ambiente che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono - ha spiegato un portavoce di Meta - Stiamo collaborando pienamente con l’Autorità italiana garante della concorrenza». Ma cosa ne “pensa” la stessa Ia di Whatsapp dell'istruttoria? Interrogata sull'argomento spiega: «Per valutare la correttezza dell'istruttoria, bisognerebbe analizzare: la normativa antitrust italiana e europea. Le azioni di Meta relative alla pre-installazione di Meta AI su WhatsApp. L'impatto della condotta di Meta sul mercato dei servizi di comunicazione via app». Dunque l'istruttoria con le informazioni ad ora disponibili appare corretta? «In assenza di ulteriori informazioni - risponde l'IA - è difficile esprimere un giudizio definitivo sulla sua correttezza. Tuttavia, l'Autorità Garante sembra avere motivi legittimi per indagare sulla questione».
L'esperto del Codacons
«Siamo soddisfatti per l'apertura dell'istruttoria e, se saranno accertate condotte illecite, avvieremo le dovute azioni legali a tutela degli utenti che si sono visti imporre il servizio di IA senza alcun consenso», precisa l’associazione dei consumatori Codacons, sottolineando che l'Autorità ha accolto il suo esposto. «Numerosi consumatori hanno visto l'apparizione improvvisa e non sollecitata di una nuova funzionalità all'interno dell'app WhatsApp, denominata Meta AI. La condotta posta in essere da Meta Platforms nella gestione dell'integrazione forzata di Meta AI - si legge nell'esposto all'Antitrust - apparirebbe lesiva di una pluralità di disposizioni normative europee e nazionali. Non parrebbe esservi, infatti, alcun consenso preventivo, esplicito e libero, come richiesto anche dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia Ue». Si potrebbe inoltre configurare, spiega il Codacons, «come una possibile pratica commerciale scorretta vietata dal Codice del Consumo, in quanto l'imposizione unilaterale di una funzione potenzialmente invasiva si presenterebbe come “miglioramento” del servizio, quando in realtà risulterebbe essere volta a raccogliere dati e a fidelizzare l'utente attraverso tecniche persuasive». Molti utenti si sono chiesti se le proprie conversazioni private sarebbero state in qualche modo usate dall’intelligenza artificiale. Ma, cliccando il cerchio colorato che appare su WhatsApp, si specifica: «Meta AI può leggere solo i messaggi che le persone condividono con questo strumento. Meta non può leggere gli altri messaggi nelle chat personali, dato che sono crittografati».