MESTRE - «Superjet International sembra incutere timore, riceviamo tanti attestati di solidarietà da politici locali e nazionali e anche dal Consiglio comunale di Venezia, ma nessuno si sta spingendo oltre per chiedere un impegno a Roma per salvare la nostra azienda. Tutto quello che potevamo fare l'abbiamo fatto: assemblee pubbliche, incontri con la proprietà e anche presidi in strada. Finora nessuno si è fatto avanti con soluzioni concrete e stiamo aspettando cosa succederà da qui a fine mese. Indirettamente siamo anche noi "vittime" della guerra russa».
In effetti il tracollo per l'azienda è iniziato proprio allo scoppio della guerra contro l'Ucraina. La sede di Tessera, in quelle che un tempo erano le ex Officine Aeronavali, si occupa di allestimento e commercializzazione degli aerei Superjet 100 che però venivano costruiti in Siberia. Quindi con il conflitto si è ritrovata il 90% delle quote congelate a causa delle sanzioni inflitte alla Russia, quote che sono state affidate al Demanio. Per questo Fabio Cannava, della Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria) di Fim-Cisl parla delle conseguenze pagate dall'azienda a causa del conflitto russo-ucraino, una crisi quindi legata a dinamiche politiche internazionali, di cui i 115 lavoratori di SuperJet sono in qualche modo vittime. «Non si muove nulla, è tutto fermo - prosegue il rappresentante dei lavoratori - abbiamo chiesto anche un incontro al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, ma il Mimit non ha mai risposto. Non capiamo perché ai messaggi di solidarietà dei politici non seguano poi anche gli impegni, perché non usino i loro canali per smuovere questa situazione».