Lo strazio della famiglia
Domenica Stefan aveva raggiunto la spiaggetta sotto al ponte di via Roma con il suo coinquilino e amico Claudiu. Doveva essere un pomeriggio di svago prima di andare a cena da Lilia e Daniel. Invece sono stati loro a dover correre sulla riva del fiume e ad assistere per ore alle febbrili e disperate ricerche, fino a quando il suo corpo è stato ripescato, esanime. «Lo ho cresciuto fin da quando aveva diciott'anni, quando perse in poco tempo entrambi i genitori. Mi considerava un po' come un papà» ha spiegato Daniel stringendo forte la mano del figlioletto, mentre alle sue spalle ieri mattina proseguivano le ricerche della seconda vittima, il 23enne cingalese Ramesh Ganegedara. «Sabato sera mi aveva chiamata dicendomi che gli sarebbe piaciuto passare la domenica con noi, magari in piscina - ha aggiunto Lilia -. Adesso posso solo disperarmi: se fossimo stati con lui magari tutto questo non sarebbe successo». Stefan avrebbe compiuto trent'anni tra una settimana esatta, il 23 luglio. «Volevo organizzargli una grande festa, come lui meritava - ha aggiunto la donna -. Lui era un po' titubante. Adesso invece dobbiamo organizzare un funerale. Domenica pomeriggio era venuto qui con un amico, noi eravamo a casa: quando lui l'ha visto tuffarsi e non emergere più ci ha chiamati subito e siamo corsi, ma era troppo tardi. Lo aspettavamo a cena. Alle 17.01 gli ho scritto "Che fai, non arrivi?" e lui mi ha detto "Ancora un po' e parto, per le 19 sono lì". È stato il suo ultimo messaggio».
«Lui era un campione in tutto - ha aggiunto Daniel -, come sportivo e soprattutto come uomo. Lui non ha esitato un attimo a tuffarsi quando ha visto l'altro ragazzo in difficoltà. Anche qualcun altro ha provato ad aiutarlo ma Stefan era un nuotatore provetto, un atleta: è arrivato primo, lo ha anche afferrato per qualche istante, ma poi questo gli è costato la vita. Per me è e sarà un eroe per sempre: un ragazzo che non si tirava mai indietro, sempre pronto ad aiutare chiunque avesse bisogno, anche se non lo conosceva».