Cartelle fiscali, privati in campo per i 1.300 miliardi non riscossi: la proposta sul tavolo di governo e Parlamento

sabato 22 marzo 2025, 10:28 - Ultimo agg. 24 marzo, 11:16
Cartelle fiscali, privati in campo per i 1.300 miliardi non riscossi
di Andrea Bassi
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C’è un piano che, sottotraccia, sta emergendo per provare a recuperare una parte dei quasi 1.300 miliardi di euro di cartelle fiscali non riscosse stipate in quello che viene indicato come il “magazzino” del Fisco. A metterlo sul tavolo sono stati soggetti pubblici e privati, oltre ai rappresentanti di alcuni importanti studi legali, ascoltati prima dalla Commissione ministeriale istituita dal vice ministro per l’Economia Maurizio Leo, e poi in Parlamento durante l’indagine conoscitiva sul “magazzino”, voluta dal presidente della Commissione finanze Massimo Garavaglia. L’idea è abbastanza accattivante: fare per i crediti fiscali non riscossi, quanto negli ultimi anni è stato fatto per gli Npl, i crediti in sofferenza delle banche. Nove anni fa, nel 2016, gli istituti di credito avevano nei loro bilanci 300 miliardi di sofferenze, il doppio delle banche francesi. Grazie all’intervento di soggetti specializzati, alle cartolarizzazioni (e alle garanzie statali), il livello dei crediti in sofferenza si è ridotto a 50 miliardi, contro i 120 miliardi delle banche francesi. Questo meccanismo si può replicare per i crediti fiscali? Secondo gli “operatori specializzati” sì. Un parere importante è quello di Amco, società pubblica controllata dallo stesso ministero dell’Economia, tra i principali attori nella gestione dei crediti deteriorati, con un portafoglio di 33,5 miliardi. Secondo le tabelle consegnate dalla società pubblica a governo e Parlamento, dei 1.300 miliardi ben 706,9 miliardi sarebbero «lavorabili». Cosa significa? Semplicemente che su questo ammontare si potrebbero concentrare delle azioni di recupero.

I privati, secondo un altro operatore del settore, Intrum, potrebbero fare meglio dell’Agenzia delle Entrate - Riscossione, incassando il 10 per cento dei crediti più recenti e il 3-5 per cento di quelli più vecchi. Date le somme in gioco, non si tratterebbe comunque di somme piccole.Ma prima di dare un “prezzo” ai crediti che si trovano nel magazzino, è necessario che questi vengano catalogati in modo accurato. Quanto sia fondamentale questo passaggio, lo ha spiegato Antonio Munari, il Ceo di Amco. «Il valore dei portafogli», ha detto, «è determinato dalla qualità del dato». Più si conosce il debitore, chi è, dove abita, la sua storia professionale, più è facile il recupero.

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