MESTRE - «Sì, sappiamo cos'è successo. Se ne parla di quella ragazza violentata... ma lì all'ex Telecom noi non ci mettiamo piede.
Non abbiamo rapporti con quella gentaglia, perché dire "brutta gente" è perfino riduttivo. Lì è un casino, ma in strada è sempre peggio. Non sappiamo più dove andare, C'è da aver paura». Rovesciamo la prospettiva, proviamo a leggere quello stupro (singolo o di gruppo non c'entra, è una terrificante violenza e basta) da chi, da anni, vive in strada e che fa uso di sostanze. A. e B. (iniziali inventate) sono due donne che la vita ha scaraventato in strada da quando erano giovanissime. Mestrine, mica arrivate da chissadove, che la notte tra venerdì e sabato l'hanno trascorsa sotto al portico della chiesa di via Piave. Alle 10 di ieri mattina erano ancora lì, accovacciate e protette da un ombrello. B. si prepara qualcosa da fumare comprimendola in una pipa, ha 25 anni; A. sistema le poche cose che ha con sé, ha 33 anni. Entrambe hanno cominciato a drogarsi da quando avevano 12 anni.
IL RACCONTO
«Ieri sera mi hanno messo qualcosa nell'acqua... non ricordo più nulla». «Lei era dall'altra parte di via Piave - racconta A. -. Mi hanno detto che era da quelle parti e sono andata a riprenderla. Non si svegliava... Poi siamo riuscite ad arrivare fino a qui». Sotto al portico della chiesa della Madonna di Lourdes, per mesi "occupato" da un altro sbandato. «C'era da aver paura anche di quello, ma quelli che ci sono in giro adesso sono peggio. Molto peggio. I neri tossici sono tremendi, bisogna stargli alla larga. Sono all'ex Telecom, ma non solo lì dentro». A. è di queste parti e la conoscono in tanti, forse tutti in via Piave. «Sono la prima finita in foto sul giornale, anni fa, quando si è iniziato a parlare di questa zona - racconta -. Ma adesso, credimi, è peggio».
Parlatemi dei neri tossici. «Prendono le ragazze e le portano a qualcuno che le vuole... Loro si tengono i soldi per pagarsi la roba, mentre le ragazze restano nelle mani di quell'altro, che pretende perché ha pagato». Sono i nigeriani? «No, i nigeriani almeno ci difendono. Quelli che fanno queste cose sono i senegalesi». E stanno all'ex Telecom? «Lì e da altre parti - risponde A. -. Se chiudono i varchi non si fanno problemi perchè tanto si arrampicano dappertutto. I problemi sono per noi che stiamo in strada e cerchiamo un posto per dormire al sicuro. Stanno chiudendo tutti questi posti».
LA SITUAZIONE
Case abbandonate sigillate con ringhiere, garage recintati col filo spinato. Ci sarebbe la Casa dell'Ospitalità. «Per noi è impossibile. Alle 8 di sera devi essere dentro e noi che usiamo non ce la facciamo a resistere fino alla mattina dopo». "Usiamo"? «Sì, che abbiamo bisogno di farci, non capisci? E poi in Casa dell'Ospitalità si può restare al massimo una settimana. E dopo?». Siete di Mestre, avrete una casa. «Con la mia famiglia io non ho nessun problema. Ho scelto di stare in strada e poi, per sfiga, ci sono rimasta» racconta A. La 25enne, invece, ha rotto con i genitori. Abbassa lo sguardo e continua a maneggiare pipa e stagnola. Che la storia dei neri tossici, dei senegalesi cattivi e dei nigeriani "buoni", sia vera o falsa è quasi indifferente. Nei loro occhi c'è sconforto e rassegnazione. E ora anche la paura di stare in strada.