Fenice, sciopero confermato: salta la "prima". Ortombina: «Gravissimo, atteggiamenti da bambini. Ma io non me ne occuperò più, niente proroghe»

Dopo 31 anni una “prima” della stagione lirica non si terrà per colpa di uno sciopero

martedì 19 novembre 2024 di Davide Scalzotto
Fenice, sciopero confermato: salta la "prima". Ortombina: «Gravissimo, atteggiamenti da bambini. Ma io non me ne occuperò più, niente proroghe»

VENEZIA - Sovrintendente Fortunato Ortombina, dopo 31 anni una “prima” della stagione lirica non si terrà per colpa di uno sciopero.

Non un bel segnale.

«È gravissimo, me lo lasci dire. E non c’è nessuno che possa chiamarsi fuori dalle responsabilità. Sia noi che i rappresentanti sindacali avevamo il dovere di trovare un accordo, per rispetto verso i lavoratori, verso le istituzioni e verso il pubblico. Il fallimento del negoziato era un lusso che nessuno si poteva permettere».

Oltretutto in un momento complicato, con la questione del nuovo sovrintendente ancora da risolvere. E il rischio che questa agitazione venga vista da Roma come una turbolenza da placare con un sovrintendente-commissario...

«Non so chi sarà il nuovo sovrintendente. So però che io scado l’11 dicembre e non ho alcune intenzione di continuare a occuparmi di questa vicenda. Mi occuperò della Scala a Milano e non sono disponibile ad alcuna proroga».

Perché, tra gli scenari c’è anche quella di una sua proroga?

«Talvolta può succedere che per un breve periodo ci sia, fino all’insediamento di un nuovo sovrintendente. Ma non sarò questo il caso, io vado via. Sto guardando questa vicenda con profondo rammarico, ma la Fenice deve andare avanti. Non sono coinvolto, non sarò io a dover mettere insieme i pezzi. È necessario che arrivi presto qualcuno che possa prendere in mano la situazione».

Lei dice che ciascuno si deve assumere le proprie responsabilità. Quali sono quelle della dirigenza?

«Forse di non aver avvisato in anticipo i lavoratori su certi aspetti, ma ci sono procedure che vanno rispettate e se c’è da parlare con i lavoratori, lo devono fare i loro rappresentanti. L’esito di questa vicenda è assurdo. Io mi faccio da parte, vado via con un profondo rammarico. Non voglio pensare che l’Otello è l’opera che prediligo, una produzione importante, che il maestro Chung ha portato la Fenice in Corea del sud, a casa sua... ma vedo una sproporzione enorme tra le vere motivazioni di questo sciopero e l’entità del danno provocato».

Qual è la vera motivazione?

«Per mesi si sono fatti scudo dietro foglie di fico, senza dire il vero motivo dello sciopero. Se tutto si riduce alla questione delle retribuzioni sospese per chi suona al di fuori del teatro, mi pare che siamo davanti a une reazione esagerata. Poi a leggere i comunicati sembra che ci sia una direzione di “brutti, sporchi e cattivi”. Ma per me pensarla così vuol dire fare i bambini, che significa? Penso di avere a che fare con donne e uomini, non con bambini».

Uno sciopero ora, con il cambio di sovrintendente... Una coincidenza?

«Io non so se sia vero quello che mi era stato detto, che cioè c’era chi pensava che con questo clima il sovrintendente uscente potesse concedere qualcosa, visto che va via. Se è vero, vuol dire che c’era chi pensava di far leva sul “cuore” debole. Ma io amministro soldi pubblici, non faccio regali. Ogni mio atto deve essere fatto a norma di legge, altrimenti arrivano gli ispettori. Senza contare che abbiamo concesso il bonus welfare quando gli stessi lavoratori e i sindacati non lo volevano. Praticamente una “sedicesima” decisa dalla Fondazione per colmare l’assenza del contratto nazionale che non era stato rinnovato. Se pensa che ho dovuto lottare per dare ai dipendenti soldi in più, questo la dice lunga. Nessuno li voleva, poi li hanno presi tutti».

Altri teatri lirici sono alle prese con scioperi. E’ una turbolenza generale?

«Ma quelli sono diversi, non avevano le motivazioni di questo. Altrove ad esempio si scioperato per il contatto nazionale, che tra l’altro è appena stato rinnovato anche con l’apporto della nostra Fondazione, che ha lavorato a Roma per sbloccare il contratto».

Che ripercussioni ha questo sciopero?

«Intanto è il terzo da agosto, con una perdita complessiva in mancati incassi di mezzo milione. Aspettiamo qualche giorno per quantificare il danno esatto dello sciopero di domani, ma siamo a non meno di 150mila euro. Dovremo restituire tutti i biglietti agli spettatori, ai gruppi che li avevano già comprati».

Oltre a un danno di immagine...

«Questo è un incidente di percorso. La Fenice ha vissuto altri momenti difficili, anche più di questo. L’immagine non verrà intaccata, saprà tornare. Il teatro ha muscoli buoni».

Ultimo aggiornamento: 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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