MESTRE - Anziana cade per una buca e si rompe il femore, il Comune è condannato a risarcirla con 60mila euro. La sentenza del Tribunale di Venezia firmata dalla dottoressa Maria Vittoria Valentino è di questi giorni: nessun concorso di colpa, come spesso avviene in situazioni analoghe, l'infortunata ha vinto su tutta la linea. I fatti risalgono al 9 ottobre 2017 quando la donna, che all'epoca aveva 75 anni, verso le 16.45 finisce rovinosamente a terra all'imbocco di via Ligabue, nei pressi di piazza Carpenedo. Soccorsa e portata in ospedale, scopre di essersi fratturata il femore della gamba sinistra. Il Comune è stato riconosciuto responsabile sia per non aver segnalato la buca, che per non aver fatto una manutenzione della strada tale da prevenire il rischio di incidenti per i passanti.
Il processo
La signora, che ha dovuto affrontare un periodo di cura e riabilitazione, ha fatto causa patrocinata dagli avvocati Andrea Favaro e Carlotta Pedrali che hanno chiesto per lei il risarcimento del danno patito. Il giudice ha accertato che il Comune avrebbe dovuto mettere quanto meno un cartello di attenzione sul luogo della buca che, un mese dopo, è stato sistemato e riasfaltato. Lo stesso commissario della Polizia locale di Mestre, intervenuto per i rilievi, "dava atto è riportato nella sentenza che, avendo effettuato un sopralluogo a seguito del sinistro, "il manto stradale era chiaramente ammalorato" tanto che "nella mia relazione ho infatti menzionato i civici da 1, 1/a e 3, come luogo ove ripristinare il manto".
Più in particolare, il Tribunale ha accertato "il nesso di causa tra il comportamento omissivo dell'ente convenuto, che non ha provveduto a garantire un'adeguata manutenzione della strada, e il sinistro accorso alla signora". La quale, date le circostanze, nulla avrebbe dovuto fare di più per evitare la rovinosa caduta "con l'attenzione che può richiedersi ad una persona di media diligenza; è stato inoltre dimostrato come lo stato del manto stradale non fosse segnalato e dunque particolarmente insidioso". La stessa perizia medico legale ha confermato la frattura in conseguenza della caduta e il consulente tecnico d'ufficio ha valutato una riduzione permanente dell'integrità psicofisica della donna nella misura del 20%; mentre sotto il profilo del danno temporaneo, ha quantificato un periodo di invalidità totale di 10 giorni, di un mese in forma parziale al 75%, di due mesi al 50% e altri due al 25%. A cinque anni dall'instaurazione della causa e a quasi otto dal fatto, il giudice ha dato ragione agli avvocati Favaro e Pedrali condannando il Comune a pagare 59.260,33 euro a titolo di risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale e 15mila euro di spese di lite. La sentenza è subito esecutiva, il Comune deciderà se proporre appello o meno.