TREVISO - Non un ragazzo che si rifiuta di sostenere l’esame orale della maturità, peraltro con la promozione già in tasca, ma uno studente universitario bocciato a uno scritto che chiede al professore di dargli lo stesso un 18 (voto minimo) per poter così finire tutti gli esami e potersi dedicare alla tesi. Una richiesta che ha colpito e amareggiato Alessandro Minello, economista, Adjunct Professor dell’Università di Ca’ Foscari. È stato lui a ricevere, via mail, l’appello dello studente che sta per concludere il percorso di laurea triennale a Venezia.
La vicenda
L’esame era uno scritto di economia, l’ultimo rimasto prima della tesi.
L'ammissione
Per Minello questa richiesta, sebbene formulata senza arroganza «è il segnale del fallimento educativo in cui tutti noi siamo coinvolti, a partire da me. Vorrei pensare che sia un caso isolato ma temo non sia così. Allora non basta dare la colpa al ragazzo, è necessario recuperare il senso del dovere, della fatica, dello studio, della responsabilità, del non cercare sempre scorciatoie. Spetta a noi adulti dare l’esempio». E conclude: «Ormai tutto è messo in discussione, i voti, il rifiuto di effettuare l’orale alla maturità. Al di la delle ragioni, vere o presunte, che giustificherebbero queste richieste, si evidenzia la perdita di autorevolezza del sistema educativo agli occhi di una parte degli studenti. E anche conseguenza della latente ma presente delegittimazione della scuola come sistema. Oggi i ragazzi si sentono legittimati a chiedere qualsiasi cosa: appelli straordinari, orali integrativi, appelli in giornate a loro favorevoli (come dopo il rientro dallo stage). Ma mai finora mi era capitato una richiesta di voto esplicita. Ecco, forse non abbiamo insegnato loro ad affrontare le difficoltà. Gli abbiamo sempre risolto tutto e abbiamo riposto in loro aspettative per le quali non sono preparati. C’è l’ansia del fallimento, del loro fallimento, che invece è il nostro».