CONEGLIANO - Quando ha visto il cielo cambiare, il vento alzarsi e i tavolini iniziare a tremare, Sergio Collot non ha esitato un istante: «Via, tutti dentro subito, andate al coperto in sala da pranzo». Così, in pochi secondi, il titolare del bar ristorante Al Castello ha messo al riparo cinquanta clienti, salvandoli dalla tromba d’aria che giovedì ha colpito anche il luogo simbolo della città sradicando pini, strappando tende e rovesciando ombrelloni. «Una scena apocalittica, mai vista in vita mia – racconta –. I tavoli volavano come fuscelli, gli alberi iniziavano a spezzarsi e i rami cadevano ovunque. Un miracolo che nessuno si sia fatto male».
Da cinquantadue anni Sergio Collot è il punto fermo del locale, ospitato all’interno del giardino del Castello, oggi gestito insieme al figlio. Giovedì all’ora di pranzo, come di consueto, la terrazza panoramica era piena: clienti seduti, camerieri in servizio, un tranquillo pomeriggio estivo. Poi, all’improvviso, la violenza del vento. «Ho capito subito che stava arrivando qualcosa di grosso. Ho gridato a tutti di entrare, li ho fatti passare uno a uno. Pochi secondi dopo è venuto giù tutto».
IL CROLLO
È bastato un minuto. Forse meno. Alcuni pini si sono spezzati a metà, altri sono caduti. Sette in tutto gli alberi abbattuti nel perimetro del locale. Uno dei più grossi ha completamente sbarrato la scalinata che dal piazzale porta al giardino dove si trovano il locale e il museo civico. Ma la furia della tromba d’aria non ha interessato solo le piante. «Gli ombrelloni, anche se chiusi, sono volati via con tutta la base in cemento – continua Collot –. Il vento li ha portati fino al bordo della terrazza. La tenda che avevamo da venticinque anni si è strappata. I tavoli si sono spostati da soli, bloccando quasi l’ingresso. È stato come un’esplosione. E per fortuna le persone erano già dentro». Nel ristorante, insieme a lui, c’erano il figlio e le cameriere. Anche loro hanno mantenuto la calma, ma non è stato facile. «Le persone erano scioccate. Molti erano immobili, con gli occhi fissi, paralizzati dalla paura. Io ho continuato a ripetere di andare al coperto finché anche l’ultima persona non è entrata. Ho fatto giusto in tempo, e non so dove ho trovato la lucidità».
I DANNI
La furia del vento ha lasciato segni ovunque. «Abbiamo avuto danni importanti. La tenda è irrecuperabile, alcuni tavoli sono da buttare, anche diversi sostegni di ferro sono stati piegati. Abbiamo calcolato tra i 10 e i 15 mila euro di danni. Giovedì abbiamo dovuto chiudere e il giorno dopo abbiamo lavorato solo con chi aveva prenotato. Ma l’atmosfera all’inizio è rimasta surreale: eravamo ancora tutti scossi. Mio figlio, le cameriere… si leggeva sui volti». Ieri mattina, per mettere in sicurezza l’area, è intervenuta la ditta Moreno Tardivo. Tutti e sette gli alberi sono stati tagliati e rimossi. Gli operatori hanno lavorato a lungo per liberare i passaggi e ripristinare le condizioni del giardino, e per il locale è stato possibile tornare ad accogliere i clienti.
IL GESTO
«Ho solo fatto quello che bisognava fare» dice Collot con la voce di chi è abituato ad agire, e non a raccontarsi. Eppure, sa bene che quei pochi secondi di lucidità hanno evitato una tragedia. «In testa avevo solo un pensiero: portarli dentro tutti. Ho cercato di avere sangue freddo, di non farmi travolgere. Non ho avuto paura in quel momento. Dopo sì. Dopo ho tremato». Alla fine restano gli alberi caduti, i danni da sistemare, la fatica del giorno dopo. Ma resta soprattutto il gesto istintivo, fatto con prontezza e senza esitare, di chi ha messo in salvo cinquanta persone: «Un minuto in più là fuori, e sarebbe andata diversamente. È andata bene. E tanto basta».