TREVISO - «Abbiamo fatto un grande recupero per quanto riguarda le liste d’attesa. Eroghiamo nei tempi previsti praticamente tutte le prestazioni con priorità B (entro 10 giorni, ndr). E per le traccianti, indicate dal ministero, siamo oltre al 90% anche nelle priorità D e P (differita, entro 30 giorni, e programmabile, tra i 60 e i 90 giorni, ndr). È doveroso ringraziare tutto il personale per il grande lavoro fatto». Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca, fa il punto sulla sanità trevigiana delineando le nuove sfide per il 2025. Le prestazioni ambulatoriali traccianti, un centinaio, sono quelle monitorate a livello generale perché considerate più significative. «Ma ora puntiamo ad azzerare le liste anche per tutte le altre prestazioni: sono circa 8mila quelle ancora in attesa. Senza dimenticare che ogni settimana riceviamo 65mila nuova richieste - sottolinea il numero uno dell’azienda sanitaria - il 2025 sarà l’anno che segnerà la fine della maggior parte dei problemi legati alla carenza di medici: nella seconda parte inizieremo a vedere l’inserimento dei nuovi camici bianchi».
Direttore Benazzi, l’inizio del nuovo anno sarà caratterizzato anche dal definitivo decollo del monoblocco della nuova cittadella sanitaria del Ca’ Foncello.
«Entro la fine di gennaio, presumibilmente tra il 15 e il 20, ci sarà l’ultimo trasloco: quello del settore materno-infantile. Il punto nascite (il più importante della provincia con oltre 2.200 parti all’anno, ndr) verrà spostato nei nuovi spazi, con il reparto di ginecologia e ostetricia, il nido e la terapia intensiva neonatale».
Si è riusciti a trovare le 6 ostetriche che mancavano all’appello?
«Le abbiamo individuate attraverso un concorso per il tempo determinato. Non ci sono più problemi».
Quale sarà il prossimo passo sul piano dei lavori?
«L’avvio della costruzione del nuovo campus universitario nell’area ex Vetrelco in via Polveriera. Stiamo valutando la possibilità di realizzarlo estendendo il project financing della cittadella (quindi sempre con la società Ospedal Grando, ndr)».
E il raddoppio del nuovo pronto soccorso del Ca’ Foncello, con l’allestimento di 15 nuovi posto letto per l’osservazione breve intensiva per rispondere alle necessità di una Marca sempre più anziana?
«Qui l’idea è di partire con la riorganizzazione e l’ampliamento nei prossimi mesi, in modo da evitare problemi con l’alto afflusso di pazienti che normalmente segue la fine delle festività, quando il pronto soccorso viene preso d’assalto».
Si attendeva anche l’avvio del nuovo pronto soccorso privato convenzionato, il primo del genere nella provincia di Treviso, nella casa di cura Giovanni XXIII di Monastier.
«Al momento, come già confermato, il progetto è fermo a causa delle difficoltà nel reperire personale sanitario per l’ambito dell’emergenza-urgenza».
A proposito, quest’anno finirà l’emergenza per la carenza di medici?
«Non da subito. Ma nella parte finale, verso novembre, dovrebbe iniziare ad arrivare un buon numero di nuovi specialisti. E non vediamo l’ora».
Arriveranno anche nuovi medici di famiglia? Restano oltre 100 ambulatori senza medico titolare.
«Ci vorrà un po’ di tempo. Ci auguriamo di poter trovare più professionisti anche in questo ambito verso la fine del 2025. Ringrazio i medici di famiglia per il loro lavoro. Capisco che oggi ci sono carichi importanti per chi ha più di 1.800 assistiti, ma non va nemmeno dimenticato che ci sono anche dei benefici economici».
Nel frattempo non si placano le polemiche sulla gestione dell’ospedale di Castelfranco.
«Bisogna chiarire: qui è stata fatta la scelta di inserire la sede dello Iov, l’Istituto oncologico veneto. Come Irccs (istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, ndr) è sempre più importante. Le attività dell’Usl ci rimettono un po’. Però non dobbiamo mai dimenticare che si parla di cura dei tumori, una delle patologie più importanti al giorno d’oggi».
Il primo obiettivo è salvare vite.
«È questo l’aspetto fondamentale. Per i tumori a Castelfranco c’è lo Iov. Così come la neurologia e la cardiologia interventistica per ictus e infarti. A chiudere, poi, oltre alle urgenze, sempre garantite, la prospettiva è di trattare sempre di più le patologie croniche direttamente a domicilio».
Le ultime polemiche hanno riguardano lo spostamento delle degenze di pediatria a Montebelluna.
«È sempre garantita la presenza di un pediatria in pronto soccorso a Castelfranco. Per il resto, ricordo che non si andava oltre ai 40 bambini ricoverati all’anno».
Vale lo stesso discorso per il punto nascite del San Giacomo, sotto i 500 parti all’anno?
«Diciamo che quell’area è in ogni caso già ben rappresentata per quanto riguarda i punti nascita».
Da più parti viene denunciata una progressiva privatizzazione della sanità pubblica. Come risponde?
«Il nostro rapporto con il privato convenzionato resta stabile. Oltre l’85% di prestazioni e interventi viene fatto dal pubblico e il 14,6% dal privato convenzionato. Quest’ultimo rappresenta un aiuto importante anche per la riduzione delle liste d’attesa. A livello complessivo, ci sono quattro pilastri nella sanità: noi, come azienda sanitaria, quello del volontariato, il mondo delle cooperative e a chiudere anche il privato accreditato».
Di pari passo, ci sono reparti degli ospedali dell’Usl che attirano sempre più pazienti anche da fuori Veneto.
«La mobilità in entrata è sempre più elevata. Tra gli altri, penso ad esempio all’otorinolaringoiatria di Vittorio Veneto e a vere e proprio eccellenze come la neurochirurgia e la cardiochirurgia. Ma non solo».
A proposito di spostamenti, l’Usl sta dialogando con Mom per indurre quante più persone possibile tra gli oltre 9mila dipendenti di ospedali e poliambulatori ad andare al lavoro lasciando l’auto a casa.
«Si, abbiamo appena definito un piano prevedendo la possibilità di integrare parte delle spese, utilizzando una parte delle donazioni, andando in sostanza ad abbassare il prezzo degli abbonamenti ad autobus e corriere».
Sarà necessario fare i conti con i turni.
«Vedremo che risposta ci sarà da parte dei lavoratori. Dovesse essere consistente, Mom potrà attivare delle corse di collegamento con gli ospedali anche di mattina presto e di sera. L’obiettivo è facilitare al massimo le persone che lavorano».