VIDOR (TREVISO) - C’è attesa per l’esito degli esami tossicologici sul corpo di Alex», scriveva il nostro giornale nell’agosto scorso. Qualche mese dopo, era ormai dicembre, si ipotizzava gennaio come termine per il responso. Poi si scivolò a marzo. Ma un anno dopo - Alex Marangon scomparve dall’abbazia di Santa Bona a Vidor alle 3 della notte tra il 29 e il 30 giugno - l’esito di quegli esami non è ancora arrivato nelle mani dell’avvocato Stefano Tigani, che assiste la famiglia con i colleghi Nicodemo Gentile e Piero Coluccio.
Tasselli della incredulità di Luca Marangon, padre di Alex, e Sabrina Bosser, la mamma, che nella casa di Marcon non si rassegnano allo stillicidio di mezze verità (o mezze bugie), alle troppe incertezze che hanno costellato un anno di attesa. «L’esito dell’esame tossicologico è un aspetto importante - osserva Luca Marangon - incredibile che sia passato un anno senza sapere più nulla. E dell’esame del capello ai partecipanti, se ne sa qualcosa? Avevamo chiesto che ci restituissero il diario di Alex, lui era meticoloso, annotava tutto. Magari noi genitori avremmo potuto capirne qualcosa in più. Sappiamo solo che una delle ultime frasi di quel diario è “mamma, papà, Giada e Juliet mi aspettano».
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Sabrina, è passato un anno dalla scomparsa di Alex.
«È un giorno come gli altri, durissimo come tutti gli altri 365 per arrivare a oggi. Non mi sento “peggio”, la mancanza di mio figlio si fa sentire sempre, momento dopo momento».
Luca, voltandosi indietro, cosa le risulta insopportabile.
«Troppe cose. Quando arrivammo quella mattina all’abbazia, già convinti che fosse accaduto qualcosa di brutto perchè Alex non poteva certo allontanarsi in quelle condizioni - svestito, senza cellulare, a piedi nudi - io ebbi immediatamente la percezione che non si fosse compresa la gravità della situazione. Le ore e i giorni seguenti purtroppo confermarono quella brutta sensazione: già la domenica stessa in abbazia si svolse un matrimonio - ed era appena scomparso un ragazzo! -, ci fu consegnato il bagaglio di Alex con le sue cose buttate dentro alla rinfusa, gli ambienti in quelle prime ore non furono sostanzialmente esaminati. Poi l’ipotesi del suicidio che non stava nè in cielo nè in terra, i curanderi lasciati andar via senza battere ciglio...».
Sabrina, perchè non crede alla disgrazia, all’ipotesi che Alex in preda a una sostanza sia precipitato dalla terrazza?
«Alcuni dei partecipanti hanno detto che sentirono un urlo e poi un tonfo. Strano, erano in un ambiente chiuso con la musica, a una trentina di metri dalla terrazza. Alex sarebbe precipitato da 15 metri ma non si sono trovati rami o frasche spezzate, non una macchia di sangue, non un capello di mio figlio che li aveva lunghi. Sarebbe poi rotolato nel fiume, a diversi metri dal punto dell’immaginaria caduta, non si capisce bene come; lo hanno cercato in tanti nell’acqua limpida, in mezzo ai bagnanti... E nessuno si sarebbe accorto di nulla».
Luca, che sensazioni ebbe quando il corpo fu ritrovato due giorni dopo, alcuni chilometri più a valle?
«Incredulità. Quando vidi il cadavere in obitorio ebbi subito il sospetto che quelle ferite non potessero essere effetto di una caduta, e l’esito dell’autopsia confermò i miei sospetti col procuratore Martani che parlò senza mezzi termini di un’aggressione omicida. Sembrava la svolta... Poi ricordo che mi stupì il fatto che il corpo di Alex non era gonfio, non sembrava essere stato in acqua da giorni».
Sabrina, cosa la tormenta ripensando a quei momenti?
«Mi chiedo cosa sia successo nelle ore tra la scomparsa di Alex e l’allarme dato dai partecipanti al ritiro. Il sospetto che in quelle tre ore e mezza successive sia stato “sistemato” tutto io continuo ad averlo. Dopo che mia figlia Giada ha lanciato l’appello “fatecelo ritrovare” il corpo è spuntato, quattro chilometri più a valle. Difficile per me non pensare che sia stato portato lì in un secondo momento».
Luca, cosa si aspetta ora?
«Che non si getti la spugna, che si vada avanti con un’indagine seria. L’esito dell’esame tossicologico - quando finalmente arriverà - darà delle risposte, diversi partecipanti hanno ammesso di aver assunto ayahuasca. Andrea Zuin, uno degli organizzatori, diceva che i partecipanti avevano preso una purga... È una sostanza illegale, se Alex l’ha assunta dovranno esserci degli indagati perchè qualcuno l’ha portata lì e l’ha distribuita. Vanno risentiti tutti i partecipanti a quella festa. La pista dei curanderi non può essere ignorata, se è vero che sono stati gli ultimi a vederlo. Io uno l’ho rintracciato facilmente, è su internet e vende di tutto... Come genitori può non piacerci che Alex andasse a quegli eventi, con lui ne avevamo parlato, ma ciò non toglie che dopo tante contraddizioni va cercata la verità».