ROVIGO - Qualsiasi strumento si metta in campo per garantire maggiore sicurezza in città è ben visto dai commercianti del centro. Anche l'ordinanza annunciata dal sindaco Valeria Cittadin che promette multe a chi beve alcol per strada o tiene comportamenti che disturbino o minacciano la quiete pubblica o aumentino il degrado sembra ottenere il plauso dei titolari dei pubblici esercizi che, sottolineano, non vendono alcol da asporto in verità già da tempo.
«Serve l'impegno di tutti. I controlli stanno già dando dei risultati, c'è la percezione di una città più sicura, ma tutti dobbiamo fare la nostra parte e segnalare alle autorità competenti se si ravvisano situazioni poco chiare e di pericolo. Noi come esercenti diciamo che dobbiamo tutelare la nostra clientela e i cittadini che sono l'anima del centro». È Fabrizio Conforto a parlare, titolare dell'Osteria "Ai Trani", dicendo che è d'accordo sull'ordinanza che il sindaco intende emanare, anche se sottolinea che «chi beve alcolici fuori dai locali o abbandona bottiglie di vetro e lattine si riforniscono altrove, non nei locali - dice -. Un mese fa, quando c'è stata la rissa in piazza Merlin, con le bottiglie hanno spaccato il vetro della mia macchina. Queste persone stazionano nei giardini, in luoghi poco frequentati. Noi comunque già dai tempi del Covid ci siamo dotati di un addetto alla sicurezza e sorveglianza. Bisogna incentivare le persone a venire a Rovigo e da quando sono aumentate le pattuglie si respira un altro clima. Sicuramente è un nuovo inizio, un deterrente a cui tutti si devono abituare».
Zone oscure
Dario Lanzoni, giovane collaboratore dei Trani, sostiene che «non servono tante risorse per migliorare la sicurezza in città. In piazza Matteotti basterebbe una illuminazione adeguata nelle parti buie dove si vedono sparire le persone. Credo che lì sia il centro dello spaccio di droga. Anche delle telecamere basterebbero per allontanarli». Rubens Pizzo, titolare del Corsopolitan si dice soddisfatto dell'operato del sindaco Cittadin: «Questa situazione di degrado e delinquenza da parte degli stranieri è un fardello che ha ereditato. Ora fa bene a mettere in atto azioni mirate. Noi rispettiamo le normative e le bottiglie di vetro non le vendiamo a chi vuole consumare per strada. Le multe ai monopattini erano già previste se circolano sui marciapiedi - ma se su questo si tiene una linea dura va bene. Con le pattuglie in giro ci sentiamo tutti più sicuri. Forse si è iniziato tardi».
Di questa idea è anche Vinicio Cardoso Cavalieri, dipendente del bar Pedavena, brasiliano di origine: «Le cause delle risse sono sempre le stesse: ragazze, alcol e droga, cambia la vigilanza. Se si chiama una pattuglia, deve intervenire in tempi rapidi. Credo che il problema non sia legato alla nazionalità - fa presente - ma dalla cattiveria che uno ha innata. Con l'alcol esplode. Non deve scappare il morto prima di intervenire, forse bisognava fare qualcosa prima».
Gli avventori
Secondo la titolare del Pedavena Donatella Migliorini gli avventori dei bar in centro non sono i cittadini extracomunitari: «Non hanno la cultura di sedersi al bar ed in ogni caso noi non diamo loro bevande da asporto, soprattutto se li vediamo già annebbiati dai fumi dell'alcol. E tra l'altro i giovani non è vero che bevono di più, anzi, dopo i provvedimenti restrittivi, sono molto più coscienziosi». C'è chi Rovigo l'ha pure scelta come città dove vivere e lavorare perché tranquilla, come il giovane Enrico Sandri del Caffé Borsa Pasticceria Borsari, che si è trasferito da Ferrara. «Nella mia città hanno riqualificato zone di degrado come la zona Gad e la darsena e ora la situazione è migliorata - porta ad esempio il ragazzo -. In ogni caso sono solo persone dell'est Europa a sedersi ai tavoli, non altri. Credo che i controlli siano molto efficaci, anche solo veder passare una pattuglia dà un senso di sicurezza».