ROVIGO - Due ospedali specializzati. È il futuro che si prospetta per Adria e Trecenta, che disegna il direttore generale dell’Ulss 5, Pietro Girardi, nell’affrontare la sanità polesana. Non solo questo, però, perché c’è l’assistenza diffusa che avrà, come fissato nel Pnrr, il fulcro nelle Case di comunità, che forniranno medici e infermieri 24 ore su 24 senza ricorrere agli ospedali.
Intanto l’azienda si sta lasciando alle spalle i disservizi della scorsa settimana tra portale delle prenotazioni online a singhiozzo e Cup telefonico sommerso di telefonate. «Lo sportello lavora fino alle 18, poi fino alle 20 dà una mano al call center per l’arretrato», spiega Girardi.
Gli ospedali, dunque. Rovigo come hub è al riparo, ma ci sono polemiche sempre per i reparti che perdono Adria e Trecenta. Scelte strategiche da fare in un quadro generale di difficoltà di avere medici, infermieri e operatori sociosanitari. Nel bilancio 2025 la spesa non cambia di molto, il numero dei dipendenti rimarrà stabile, non ci saranno potenziamenti d’organico. «Il quadro del personale - chiarisce Girardi - mostra carenze di medici in alcune specialità, in altre no. Penso a Pronto soccorso, anestesisti, urologi, ginecologi e altro. Oltre ai medici di base che si fatica ad avere. C’è una dinamica dovuta alla scarsa appetibilità territoriale».
Anche economica con il privato, però. «In realtà siamo concorrenziali, ma c’è dell’altro ed è la tipologia del lavoro: nei settori del privato turni e orari non sono pesanti come nel pubblico, anche a parità di stipendio».
Trasformazione
Si diceva di Adria e Trecenta che muteranno.
Le Case della comunità sono la nuova frontiera. Oltre agli ospedali di comunità a Rovigo, Adria e Trecenta, sono in avanzamento le Case di Adria, Badia, Castelmassa e Porto Tolle, oltre a Rovigo nella cittadella sociosanitaria. Tutto da finire entro il 31 marzo 2026, trattandosi di fondi Pnrr. «Le opere sono in corso e si stanno recuperando dei ritardi, legati ai subappalti da affidare trovando ditte locali. In quest’anno siamo impegnati a sviluppare un modello organizzativo che modifica l’idea del distretto sanitario per collegarsi in modo diverso al territorio. Ho appena visto delle esperienza fatte in Toscana, nel Senese, usando la tecnologia e valorizzando le professionalità a partire dagli infermieri che con semplici apparecchi, per esempio, possono fare delle ecografie. Egualmente gli ospedali di comunità sono soprattutto una valorizzazione dell’infermieristica. Oltre alle Case potremmo avere delle altre opportunità a Trecenta e Occhiobello, con poliambulatori».
A Rovigo si attende la demolizione del corpo F dell’ospedale. Quando si farà? «La prossima settimana dovrebbe esserci la consegna dell’opera. Stiamo anche finendo di realizzare la nuova cappella, nel blocco M1. Ci saranno anche molti altri lavori tra parcheggio, spostamento della fermata del bus davanti all’ingresso, potenziamento notturno dell’elisuperficie e altro a Rovigo, ma pure opere ad Adria e Trecenta a parte dagli adeguamenti antincendi».
Quanto detto finora ha bisogno di investimenti in attrezzature, macchinari e software. Cosa avete previsto? «Sta partendo il nuovo Sistema informativo ospedaliero e questo richiede un investimento che ammonta a 4,3 milioni tra computer, applicativi e reti. Nelle apparecchiature investiremo 9,8 milioni tra monitor, microscopi, laparoscopi, ventilatori polmonari, ecografi, angiografi, densitometri e molto altro ancora».