Fabio Bioniolo, il giovane ingegnere al tavolo del G7: «La nostra voce per un futuro sostenibile»

Il trentenne rodigino lavora al Dana Farber cancer institute e alla Harward medical school, dove si occupa di tumori pediatrici

venerdì 14 giugno 2024 di Ivan Malfatto
Fabio Boniolo


ROVIGO Dal liceo scientifico "Paleocapa" al G7 dei grandi della terra il salto è alto. Molto più alto di quelli che era abituato a fare per andare a canestro, quando giocava con il Rovigo Basket e poi i rivali petrarchini. Ma non spaventa Fabio Boniolo.

Al contrario. Lo stimola, lo entusiasma, lo sprona a sprigionare il meglio di sè «per dare l'opportunità ai giovani di portare la propria voce al tavolo dei primi ministri delle principali democrazie della terra» da ieri, 13 giugno, a sabato a Fasano, in provincia di Brindisi, per la 50ª edizione del G7, ospitata e dall'Italia.

L'IMPEGNO
Fra la premier Giorgia Meloni e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, fra i primi ministri di Francia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone, i rappresentanti dell'Unione Europea e Papa Francesco (invitato) c'è anche un pezzo di Rovigo. Portato da questo 30enne ingegnere biomedico figlio d'arte, in senso accademico e cestistico. Fabio è infatti il figlio di Giovanni Boniolo, filosofo, ex presidente dell'Accademia dei concordi, nazionale di pallacanestro senior, e di Paola Rizzi, insegnante d'inglese che l'ha appassionato ai viaggi. Si è diplomato al liceo scientifico "Paleocapa" di Rovigo e laureato a Milano. Da otto anni vive all'estero, in Germania, Svizzera e ora a Boston negli Usa. Lavora al Dana Farber cancer institute e alla Harward medical school, dove si occupa tumori pediatrici. Dal 2021 fa parte come delegato italiano per le tecnologie e l'innovazione del Youth 7, l'organismo giovanile parallelo al G7.
«Il processo che porta al G7 - racconta Boniolo - prevede un lungo percorso di raccolta di opinioni e punti di vista da parte di gruppi sociali sui temi di sviluppo più importanti da sottoporre ai primi ministri. Uno di questi è il G7 giovani, organizzato Yas (Young ambassador society), collegata al Ministero degli Affari esteri. Ogni anno vengono scelti delegati delle nazioni partecipanti che contribuiscono a portare il punto di vista della fascia d'età dai 16 ai 33 anni al tavolo del G7. Nel 2021 ho vinto un concorso ministeriale e partecipato per la prima volta come delegato italiano».

YOUTH 7
Quest'anno lo Youth 7 preparativo al G7 dei grandi si è tenuto a Roma, dal 20 al 24 maggio. Boniolo in base alla sua competenza di scienziato computazionale, che lavora cioè sui dati per applicarli alla medicina, è stato come coordinatore di uno dei quattro gruppi di lavoro. «Il gruppo sul tema dell'innovazione e della trasformazione digitale - spiega - Gli altri tre riguardano l'inclusione e le pari opportunità; la sostenibilità ambientale e il cambiamento climatico; le nuove abilità, imprenditorialità e il futuro del lavoro». Ha condotto per una settimana i lavori dei giovani provenienti dai sette Paesi, aperti alla Farnesina dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e per una giornata ospitati nella sede delle Fao, organizzazione alimentare delle Nazioni Unite.
«Con i delegati dell'Y7 abbiamo ascoltato le proposte di associazione giovanili e gruppi d'ingaggio a livello internazionale. Ne abbiamo fatto sintesi. Abbiamo prodotto un documento per dire quello che pensano i giovani e quali sono le loro proposte per risolvere i problemi con i quali fare i conti nel futuro più prossimo».
La massima di John Fitzgerald Kennedy sarà anche abusata, ma calza a pennello in questo caso. Boniolo e i giovani come lui non chiedono cosa il mondo può fare per loro, ma cosa loro possono fare per il mondo. L'hanno messo nero su bianco all'Y7 e posto sul tavolo delle grandi democrazie della terra. Meloni, Biden & C. potranno ascoltarli o meno, ma non potranno negare il loro contributo a un mondo migliore. Fornito anche grazie al salto in alto di un cestista e ingegnere biomedico rodigino.
 

Ultimo aggiornamento: 17:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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