«La percentuale del 15 è alta ma penso ci siano margini per continuare a trattare». Queste le parole di Massimiliano Fedriga, il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, in merito all'intesa sui dazi raggiunta tra Stati Uniti e l'Unione Europea ieri, domenica 27 luglio, in Scozia. Per Fedriga, la questione sulle imposte applicate sulla merce importata ed esportata, è una partita ancora tutta aperta e che permetterebbe anche qualche manovra più favorevole per l'Italia.
«Non è una situazione cristallizzata»
Per Fedriga, «per esempio, si possono escludere determinate categorie di merce e spero che il nostro governo e l'Europa continuino in tal senso. Non dobbiamo guardare la situazione attuale come situazione cristallizzata». Il governatore spiega che «c'erano sicuramente pericoli maggiori vedendo le percentuali ipotizzate, ma il 15 per cento non può renderci soddisfatti, dobbiamo continuare a lavorare».
«Valutare le ripercussioni»
Fedriga intende adesso «vedere bene il testo anche dell'accordo, che oggi non abbiamo a disposizione, per capirlo e anche per ipotizzare eventuali ripercussioni che queste misure possono avere sulla nostra produzione». Quindi occorre anche «capire come poter intervenire nel caso ce ne fosse bisogno», ha concluso il governatore.
Pozzo (Confindustria): «Europa debole, serve una misura straordinaria»
Profondamente insoddisfatta dalla notizia è Confindustria: «Altro che ‘negoziazione strategica’ – commenta Luigino Pozzo, presidente di Confindustria Udine –, questa intesa mostra un’Europa debole, che si è piegata a una logica economica superata e miope: quella dei saldi commerciali bilaterali, dove si misura la ‘bontà’ di una relazione economica solo in base alla differenza tra export e import tra due Paesi. È una visione contabile, non strategica, che ignora la complessità e l’interconnessione del commercio globale».
Secondo Pozzo «invece di difendere un ordine economico multilaterale fondato su regole comuni, trasparenza e apertura dei mercati, l’Europa ha accettato di giocare su un terreno scelto da altri, e profondamente sbilanciato. E lo ha fatto proprio nel momento in cui sarebbe stato più necessario rinsaldare le alleanze con gli Stati Uniti e rafforzare il blocco occidentale, nel momento in cui sarebbe stato fondamentale restare uniti contro i mercati Asiatici emergenti, in modo particolare la Cina, che corre sempre di più sul piano industriale e tecnologico».
Il presidente ribadisce la scelta «miope, che rischia di indebolire non solo la nostra economia, ma anche la nostra posizione geopolitica. E che, se non corretta, ci presenterà un conto molto salato» e chiude il suo ragionamento con l'appello: «Dobbiamo prendere una posizione molto precisa. I dazi sono un errore, una scelta strategica sbagliata. Chiediamo un ristoro per le aziende che esportano in Usa da parte dell’Europa, soprattutto in questo particolare periodo fatto di conflitti internazionali che ci hanno fatto perdere diverse aree di mercato e di una politica industriale cinese che mira ad indebolire il sistema industriale europeo. Oggi serve una misura straordinaria, perché il periodo è molto complesso, occorre sospendere il patto di stabilità e spingere urgentemente per una politica Europea a salvaguardia del sistema industriale», conclude.