Padova, cienti della baby squillo di soli 15 anni: arriva la prima condanna

Otto uomini accusati di prostituzione minorile per aver avuto un rapporto sessuale a pagamento con una ragazzina italiana

martedì 2 luglio 2024 di Nicola Munaro
BABY SQUILLO - Arrivata la prima condanna

PADOVA - Una condanna in abbreviato e un patteggiamento. Poi il rinvio a giudizio degli altri otto uomini, residenti tra Padova e provincia, accusati - come i due che sono usciti di scena ieri mattina - di prostituzione minorile per aver avuto un rapporto sessuale a pagamento con una baby squillo: una ragazzina italiana che all’epoca dei fatti aveva 15 anni.

LA DECISIONE

Ieri mattina di fronte al giudice dell’udienza preliminare di Venezia - dov’è incardinato il procedimento in quanto quella lagunare è la procura competente per questo tipo di reati - i dieci clienti della baby-prostituta hanno diviso il loro destino giudiziario.

Uno di loro, di origine africane, ha ratificato il patteggiamento a 1 anno e 8 mesi deciso nella scorsa udienza; un secondo uomo è invece stato condannato a 8 mesi di reclusione, con la condizionale della pena. Tutti gli altri otto hanno deciso di discutere l’udienza preliminare al termine della quale è stato disposto il rinvio a giudizio: il processo si aprirà a Venezia il 14 maggio 2025. E la 15enne, nel frattempo diventata maggiorenne, sarà parte civile assistita dall’avvocato Pietro Someda.

I FATTI

La ragazzina, un’adolescente inquieta con già alle spalle diversi problemi, nella primavera del 2021 aveva iniziato a scattarsi foto hot con il cellulare: immagini esplicite che le erano servite per iscriversi al sito internet www.moscarossa.biz. Pochi giorni dopo, a fianco delle foto, ecco il tariffario: dai 50 ai 100 euro per una prestazione sessuale. In poco tempo, nel mese di giugno di quell’anno era così riuscita a crearsi un importante giro di clienti. A contattarla per sesso facile e a pagamento erano stati uomini tra i 21 e i 50 anni residenti a Padova, San Pietro in Gu, Saonara, San Giorgio delle Pertiche e Campodarsego. A scoperchiare il tutto era stata la madre della 15enne che, sempre a giugno 2021, aveva controllato il suo telefono per tenerla al riparo da fantasmi passati. Nello smartphone della figlia, la donna aveva però trovato le fotografie hard della figlia, gli accessi al sito internet e i contatti di almeno una trentina di clienti. 

LE INDAGINI

Gli uomini della Squadra mobile, acquisito il telefono cellulare della ragazzina, erano risaliti alle identità di una trentina di clienti, rintracciati e interrogati. Loro stessi avevano raccontato che gli incontri avvenivano in macchina, a casa dei clienti e in un affittacamere nelle vicinanze del cavalcavia Borgomagno, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nel corso delle indagini, gli inquirenti avevano appurato come la maggior parte degli adulti identificati non avesse consumato nessun rapporto sessuale con l’adolescente e così il cerchio si era ristretto ai dieci nomi finiti di fronte al gup veneziano ieri mattina. 
Dopo la denuncia della mamma, la 15enne era stata ospitata in una comunità protetta per essere aiutata. 

Ultimo aggiornamento: 16:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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