Arnaldo Pomodoro, la morte dell'artista riaccende i riflettori sugli anni di polemiche per la scultura Novecento

L'opera fu acquistata nel 2006 dalla giunta di Ermanno De Col e collocata tra piazza Martiri e Porta Dante, suscitando molte critiche

martedì 24 giugno 2025 di Dino Bridda
Arnaldo Pomodoro, la morte dell'artista riaccende i riflettori sugli anni di polemiche per la scultura Novecento

BELLUNO - La scomparsa dello scultore Arnaldo Pomodoro, avvenuta il 23 giugno a Milano all'età di 99 anni, ha riacceso per un giorno i riflettori sulla città di Belluno rievocando i tempi in cui la sua scultura "Novecento" fu oggetto di ripetute critiche e polemiche che interessarono Palazzo Rosso e la cittadinanza.

Le polemiche

Già nella primavera 2006, all'epoca della sua installazione di fronte a Porta Dante, quella piramide avvolgente di bronzo, alta tre metri, aveva suscitato pareri contrastanti nei cittadini.

Polemiche non sopite neanche in concomitanza con la mostra di opere di Pomodoro allestita in Crepadona sino al 14 maggio 2006 con la mediazione e l'interessamento di Egidio Fiorin. Poi si passa a marzo 2012: mentre continuano le pressioni per vendere l'opera, nella polemica entra lo scrittore Aldo Busi che su Dagospia sentenzia: «Sindaco (Ermano De Col, ndr), lasci la statua a imperitura memoria di una salatissima gaffe (295.000 euro, ndr). Con 480.000 euro oggi si compra una statua storica di Arturo Marini o di Lucio Fontana». Ormai la querelle ha oltrepassato i confini cittadini, Belluno è in prima pagina sui giornali. Nel contempo l'opera è ceduta alla Fondazione Cariverona per 325.000 euro, ma resta in città con concessione di comodato d'uso per vent'anni al Comune. Alla fine "Novecento" costa 393.000 euro al Comune capoluogo per superare i 400.000 euro con i 10.000 delle commissioni di Egidio Fiorin.

Gli anni recenti

Altra polemica che attraversa Palazzo Rosso e più amministrazioni di destra e di sinistra in una querelle che sembra non finire mai. Settembre 2019: l'installazione di Pomodoro giace collocata sotto Porta Dante, mentre originariamente campeggiava sul passaggio pedonale dentro l'area dei giardini di piazza Martiri. Già nel 2011 la giunta Prade voleva venderla e la Fondazione Cariverona l'avrebbe presa per lo stesso importo di cessione al Comune, ma lasciandola alla città. Poi cambia idea: la stessa Fondazione esercita la facoltà del legittimo proprietario, ovvero di collocare "Novecento" in un non meglio precisato "contesto privato". Sull'onda dello strascico delle ultime polemiche, dopo che la Fondazione Cariverona se l'era ricomprata, in cambio arrivano al Museo Fulcis nuove opere, tra le quali quelle di Sebastiano Ricci, Domenico Falce, Anton Francesco Peruzzini e Antonio Lazzarini. Insomma, ne guadagna il "giovane" Museo Fulcis. Fine della diatriba. Ma la città non ha mai deciso del tutto se era questione di un arricchimento per Belluno, come sostenuto dall'assessore alla cultura Marco Perale, oppure uno "spreco" di denaro pubblico, come sostenuto dai sostenitori del centrodestra. Fatto sta che ieri, alla notizia della morte dell'artista, la questione del "Pomodoro" è tornata a farsi largo sulle diatribe social. E il campo di battaglia ha mostrato gli stessi posizionamenti di quasi vent'anni fa. Potere dell'arte: immortale anche nelle polemiche.

Ultimo aggiornamento: 15:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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