BELLUNO - La scomparsa dello scultore Arnaldo Pomodoro, avvenuta il 23 giugno a Milano all'età di 99 anni, ha riacceso per un giorno i riflettori sulla città di Belluno rievocando i tempi in cui la sua scultura "Novecento" fu oggetto di ripetute critiche e polemiche che interessarono Palazzo Rosso e la cittadinanza.
Le polemiche
Già nella primavera 2006, all'epoca della sua installazione di fronte a Porta Dante, quella piramide avvolgente di bronzo, alta tre metri, aveva suscitato pareri contrastanti nei cittadini.
Gli anni recenti
Altra polemica che attraversa Palazzo Rosso e più amministrazioni di destra e di sinistra in una querelle che sembra non finire mai. Settembre 2019: l'installazione di Pomodoro giace collocata sotto Porta Dante, mentre originariamente campeggiava sul passaggio pedonale dentro l'area dei giardini di piazza Martiri. Già nel 2011 la giunta Prade voleva venderla e la Fondazione Cariverona l'avrebbe presa per lo stesso importo di cessione al Comune, ma lasciandola alla città. Poi cambia idea: la stessa Fondazione esercita la facoltà del legittimo proprietario, ovvero di collocare "Novecento" in un non meglio precisato "contesto privato". Sull'onda dello strascico delle ultime polemiche, dopo che la Fondazione Cariverona se l'era ricomprata, in cambio arrivano al Museo Fulcis nuove opere, tra le quali quelle di Sebastiano Ricci, Domenico Falce, Anton Francesco Peruzzini e Antonio Lazzarini. Insomma, ne guadagna il "giovane" Museo Fulcis. Fine della diatriba. Ma la città non ha mai deciso del tutto se era questione di un arricchimento per Belluno, come sostenuto dall'assessore alla cultura Marco Perale, oppure uno "spreco" di denaro pubblico, come sostenuto dai sostenitori del centrodestra. Fatto sta che ieri, alla notizia della morte dell'artista, la questione del "Pomodoro" è tornata a farsi largo sulle diatribe social. E il campo di battaglia ha mostrato gli stessi posizionamenti di quasi vent'anni fa. Potere dell'arte: immortale anche nelle polemiche.