Netanyahu chiama il Papa per scusarsi: «Vicini a un accordo per Gaza»

Netanyahu al Pontefice: «Un errore l’attacco alla chiesa». E lo invita in Israele Intanto il cardinale Pizzaballa arriva nella Striscia con 500 tonnellate di aiuti

sabato 19 luglio 2025 di Franca Giansoldati
Netanyahu chiama il Papa per scusarsi: «Vicini a un accordo per Gaza»

Signor Primo Ministro, «il prezzo straziante è pagato in modo particolare da bambini, anziani e malati».

La prego cessi il fuoco, fermi la guerra. È stata una conversazione densa e sfaccettata quella intercorsa ieri mattina tra Leone XIV e Netanyahu: la telefonata del leader israeliano è arrivata a Castel Gandolfo ventiquattro ore dopo l'attacco alla chiesa della Sacra Famiglia di Gaza. Un «errore» militare costato la vita a tre parrocchiani, il ferimento di diverse persone, tra cui il parroco don Gabriel Romanelli oltre al danneggiamento della struttura simbolo della resilienza della minuscola comunità cattolica di gazawi.

LE FASI

Dall'inizio della guerra in quel compound hanno trovato rifugio fino a seicento persone. La grande preoccupazione del Papa riguarda la «drammatica situazione umanitaria» e la protezione dei luoghi di culto sia in «Palestina che in Israele»: un passaggio quest'ultimo pieno di significati (anche politici), poiché la scorsa settimana è stato il villaggio cristiano di Taybeh, in Cisgiordania, ad essere stato oggetto di violenze da parte dei coloni che sono arrivati a bruciare anche la chiesa locale (peraltro antichissima). In ogni caso per Leone XIV sta diventando insopportabile vedere ogni giorno le immagini desolanti dei bambini costretti a vagare tra le macerie, delle famiglie sfollate obbligate a spostarsi continuamente sul territorio, delle file interminabili per avere un sacco di farina col rischio di essere uccisi.

Netanyahu – secondo Ynet – ha invitato il Papa a visitare Israele, e nel corso della lunga conversazione, lo ha informato puntualmente sulle fasi avanzate dei negoziati in corso per il rilascio degli ostaggi e il cessate il fuoco. Alcuni siti israeliani hanno enfatizzato un certo ottimismo sui colloqui in corso in Qatar che continuano ad andare avanti tra alti e bassi, ma senza avere concretizzato passaggi definitivi. Israele avrebbe persino concesso il controllo sul Corridoio di Morag, zona chiave che costeggia Rafah, e proprio in base a questa concessione Hamas, secondo il Jerusalem Post, avrebbe dato l'ok al nuovo piano di Israele. Cosa positiva anche per l'inviato Usa in Medio Oriente Steve Witkoff. Naturalmente tutto da verificare, perché anche in passato ci sono state rigidità da ambo le parti che hanno fatto saltare il ritorno degli ostaggi prigionieri dal 7 ottobre. In serata Hamas in un video ha accusato Israele di aver respinto una proposta e nello stesso tempo Israele dichiarava che Hamas rifiuta di andare avanti. Tuttavia i negoziati continuano. Il premier israeliano a Papa Prevost ha poi espresso profondo rammarico sul fatto che il colpo vagante di un tank abbia centrato la chiesa cattolica. «Ogni vita innocente persa è una tragedia. Condividiamo il dolore delle famiglie e dei fedeli» ha più tardi fatto sapere il suo portavoce, esprimendo gratitudine a Papa Leone «per le sue parole di conforto», e assicurando l'impegno «a proteggere i civili e i siti sacri».

IL SOPRALLUOGO

Nelle stesse ore in cui Leone XIV era al telefono con Netanyahu, il cardinale Pizzaballa insieme a Teofilo III, Patriarca greco-ortodosso ottenevano i permessi (e le coperture di sicurezza) per raggiungere Gaza e abbracciare la comunità, verificare lo stato delle cose, portare viveri e medicinali (un carico da 500 tonnellate) e trasportare fuori dalla Striscia i malati più gravi. «Non vi lasceremo soli» hanno ripetuto non appena sono riusciti ad entrare nel compound Pizzaballa e Teofilo III. Una serie di fotografie mostrano i due religiosi nella chiesa danneggiata mentre osservano il soffitto colpito dall'esplosione. Le pitture dietro l'altare sono integre e l'altare stesso è stato tutto ripulito dalla polvere e dai calcinacci. «La croce che sovrasta la facciata, è intatta e questo è un segno» ha commentato padre Ibraim Faltas.

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