Ruota tutto intorno alla cosiddetta “Rigenerazione urbana”, un piano regolato da diverse norme, previste da una legge della Regione Lombardia del 2019, che mira a promuovere interventi di recupero e riqualificazione del territorio, con particolare attenzione alle aree dismesse. È questo il cuore dell’inchiesta milanese sul sistema corruttivo alimentato dalla presunta speculazione edilizia che in pochi anni ha trasformato lo skyline della città, attraendo investimenti e capitali.
Secondo la procura guidata da Marcello Viola, «nell'impostazione degli uffici del Comune - che ignoravano i concetti di limiti inderogabili di altezza, densità, standard minimi previsti dalla legge e di piano attuativo per edifici di rilevanti dimensioni e nuovi carichi urbanistici», queste aree predisposte per essere "trasformate" da zone non edificate o scarsamente edificate ad aree densamente edificate. Ed era finita che a Milano per costruire bastava chiedere la “Scia”, la dichiarazione certificata di inizio attività, che ha permesso alle imprese di avviare le opere direttamente prima delle verifiche e che, solitamente, riguarda solo piccole ristrutturazioni, ma soprattutto non prevede oneri di urbanizzane, aree verdi, parcheggi, scuole. Procedure che è stato possibile applicare anche in base alla legge sulle semplificazioni del 2020, che ha allargato il perimetro della ristrutturazione edilizia, includendo le demolizioni e ricostruzioni con diversa sagoma e, a determinate condizioni, anche volumi e altezze maggiori. Ed è proprio a questo che doveva servire il cosiddetto “Salva Milano” il disegno di legge presentato dopo che la magistratura, già nel 2022, ha contestato la qualificazione degli interventi come ristrutturazione edilizia anziché come nuova costruzione e la loro autorizzazione con Scia, senza la preventiva approvazione di un piano attuativo.
LA COMMISSIONE
Un ruolo centrale lo aveva senz’altro la commissione per il Paesaggio presieduta da Giuseppe Marinoni, per il quale i pm hanno chiesto l’arresto, che aveva la possibilità di autorizzare anche il “discostamento” ulteriore dei limiti di legge e del Piano di governo del territorio, qualora l'intervento proposto dal privato per dimensioni dovesse contrastare con quanto previsto in quell’area dal Piano di governo del territorio, valutando il discostamento proposto come migliorativo del paesaggio e del contesto.
SALVA MILANO
Il “Salva Milano”, già approvato alla Camera tra le polemiche e fermo al Senato, contiene una serie di disposizioni per l’interpretazione autentica in materia di edilizia e di urbanistica che dovrebbero mettere fine ai contenziosi. Secondo il ddl, che difficilmente a questo punto avrà il via libera, negli ambiti edificati e urbanizzati l'approvazione preventiva di un piano particolareggiato o di lottizzazione convenzionata non è obbligatoria per l’edificazione di nuovi immobili su singoli lotti e per la sostituzione edilizia dopo la demolizione e la ricostruzione con volumi e altezze maggiori di quelli consentiti dalla legge urbanistica del 1942 e degli edifici preesistenti e circostanti. Il ddl è di fatto retroattivo perché riporta al 2013 (ossia l’entrata in vigore del Decreto “del Fare”) le norme e sancirebbe la conformità urbanistica ed edilizia degli interventi che non sono stati preceduti da un piano di attuazione.