«Quando mi ha informato che si sarebbe preso un periodo di riposo andando a Castel Gandolfo ne sono stato personalmente contentissimo. So che sta lavorando tanto, con ritmi sbalorditivi. È una persona instancabile e so che per carattere non si tira mai indietro. Ma ultimamente l'ho visto persino un po' dimagrito». Padre Alejandro Moral, priore generale dell'ordine degli agostiniani, spagnolo di Burgos dove è nato 70 anni fa, è uno degli amici più stretti di Prevost e racconta, da una distanza assai ravvicinata, come sono stati questi primi due mesi da pontefice.
Lei che lo conosce bene pensa che stia tirando un po’ la corda?
«Il rischio stress esiste. Lui per carattere è portato ad essere vicino a tutti, ad assumersi oneri e responsabilità, ha sempre operato in modo infaticabile. Ricordo che pure quando era priore era il primo a varcare la soglia della cappella, di mattina presto, e la notte nella sua camera la luce restava accesa fino a tardissimo. Me lo ricordo perché eravamo dirimpettai. Adesso che è Papa le cose non sono cambiate molto, e ha molte più responsabilità. Tuttavia cerca di non scontentare nessuno. A tanti messaggi su whatsapp risponde anche alle tre del mattino, evidentemente quando arriva in fondo alla sua giornata, prima di coricarsi. È la sua natura. Affidabile, costante, preparato, mai disattento».
La sua attività pubblica verrà sospesa del tutto a Castel Gandolfo?
«Gli impegni pubblici sono stati ridotti all'osso, reciterà gli Angelus e celebrerà la domenica domenicale nelle parrocchie limitrofe. A Villa Barberini so che avvierà il lavoro sulla sua prima enciclica».
Si conosce già il titolo?
«Non credo, l’altro giorno mi ha solo detto che sfrutterà queste due settimane per elaborare la struttura portante del testo. Ovviamente ci sta già lavorando sopra, ma è costretto a farlo di sera o nei ritagli e avrebbe bisogno maggiore tempo, cosa che accadrà in villeggiatura. Sul titolo, dunque, non saprei, posso però immaginare che sarà qualcosa legato ai concetti evocati fin dalle prime ore della sua elezione. Il tema della pace, della dottrina sociale, dell'unità, dell'Intelligenza artificiale. Le mie però sono deduzioni...»
A Castel Gandolfo avrà modo di riprendere in mano la racchetta da tennis...
«A dire il vero non ha mai smesso. Anche se in due mesi lo ha fatto solo una volta, un paio di settimane fa, venendo proprio qui, nella casa degli Agostiniani. Ha giocato con il suo segretario personale don Edgar. Si è trattato di uno dei suoi rarissimi momenti di svago. Gli manca il tempo adesso. In passato anche noi due giocavamo assieme, ci siamo sfidati tante volte proprio sul campo in sintetico che sovrasta la curia generalizia».
Dove aveva giocato anche il giorno prima di venire eletto Papa?
«Esattamente, proprio lì. Si gioca bene, e poi attorno ci sono piante alte e non vede nessuno».
Per le ferie Leone XIV è stato costretto a sistemarsi a Villa Barberini e non più a palazzo, dove andavano in villeggiatura i papi sin dai tempi di Urbano VIII, visto che è diventato museo. Si è dispiaciuto?
«Per me l'importante è che si riposi perché poi lo aspetta un autunno pesante, densissimo, tra gli impegni del Giubileo, le nomine e i viaggi».
Si dice che cambierà l’intera squadra di governo...
«Le nomine arriveranno dopo l'estate. Questa pausa lo aiuterà senz'altro a soppesare ogni cosa. Il tempo a disposizione servirà poi a scrivere l'enciclica».
Secondo lei sarà un Papa che viaggerà molto?
«Quest’anno a parte il viaggio in Turchia non credo ci saranno altri viaggi, considerando che c'è il Giubileo di mezzo e tantissimi altri impegni. Il prossimo anno, invece, secondo me lo vedremo con la valigia in mano, cosa che del resto ha sempre fatto quando era priore. Quando lasciò l’ordine dopo essere stato eletto per ben due mandati, nel commiato fu salutato da tutti con un applauso durato oltre dieci minuti d'orologio, una standing ovation. Ci ha governato a lungo con rettezza, giudizio, lealtà e trasparenza. Persona di raro equilibrio».
Si dice che sappia suonare bene (oltre che cantare), è vero?
«Suona il pianoforte. Ha studiato musica quando era piccolo, legge gli spartiti. Pochi giorni dopo l'elezione ha ricevuto un noto maestro d’orchestra italiano e Leone XIV al pianoforte ha eseguito un pezzo non facile di Bela Bartok».
La curia degli Agostiniani, visto che per lui è un luogo familiare, diventerà una specie di Santa Marta?
(ride) «Il Papa non vorrebbe mai che questa casa diventasse Santa Marta due. Ha altre idee».