Aurora Maniscalco morta a Vienna, a Praga da un’amica e il rientro a Vienna: indagini sulle ultime ore della hostess

La polizia austriaca è convinta che la 24enne non sia stata uccisa

giovedì 26 giugno 2025 di Riccardo Lo Verso
Aurora Maniscalco (24 anni), la hostess italiana morta a Vienna

Da una parte la polizia austriaca, convinta dopo tre giorni di indagini, che Aurora Maniscalco non sia stata uccisa.

Si sarebbe suicidata lanciandosi dal terzo piano di un palazzo a Vienna. Escluso l’omicidio, l’unica alternativa possibile resta la caduta accidentale. 

Aurora Maniscalco morta a Vienna, per la polizia austriaca è stato «incidente o suicidio». La famiglia si oppone: «Aveva litigato con il fidanzato»

Dall’altra i familiari della hostess palermitana di 24 anni, morta lunedì scorso. Non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi. Chiedono di andare avanti con le indagini. “Noi vogliamo accertare la verità, questo non mi ridarà la mia piccola Aurora ma l’unico dato oggettivo in nostro possesso è che il fidanzato di mia figlia si trovava al momento dell’incidente con lei”, dice il padre Francesco.  Ma è proprio la versione del fidanzato, ritenuta credibile, che spazzerebbe i sospetti.

Indagini sulle ultime ore di Aurora

Il ventisettenne Elio Bargione, pure lui palermitano e assistente di volo, agli investigatori prima e al fratello della vittima poi, ha raccontato della lite avuta con Aurora nella notte fra sabato e domenica scorsi. La loro relazione era giunta al capolinea. La ragazza aveva deciso di allontanarsi per qualche giorno ed era andata a casa di un amico a Praga, in Repubblica Ceca. Era rientrata a Vienna sabato, poche ore prima della tragedia. Di notte nell’abitazione di Universumstraß è iniziata l’ennesima discussione. “Eravamo in cucina, Aurora mi ha dato due schiaffi, ha sbattuto la porta, è andata in balcone e si è lanciata”, ha detto il fidanzato. Un racconto riscontrato da alcuni testimoni che avrebbero visto l’hostess lanciarsi da sola nel vuoto.

 

 
“Per la polizia il caso è chiuso – ha scritto il quotidiano Kronen Zeitung, il più diffuso dell’Austria –. In risposta a una nostra domanda, la polizia di Vienna ha replicato. Dopo aver ascoltato i testimoni e interrogato l’amico della defunta, è rimasta solo la versione di un incidente o di un possibile gesto disperato”.  La Farnesina conferma che secondo la polizia austriaca non ci sarebbero persone coinvolte.

Caso chiuso?

Il caso, però, non è ufficialmente chiuso. Il procuratore di Vienna deciderà domani se eseguire l’autopsia sul corpo della ventiquattrenne che si trova ancora al General Hospital della capitale austriaca dove è deceduta lunedì pomeriggio dopo alcune ore di agonia. Il fatto che non sia stata ancora disposta però è un chiaro segnale.   “Abbiamo fatto un esposto alla Procura di Palermo per stimolare le indagini delle autorità viennesi – aggiunge il padre –, chiediamo che vengono svolte le indagini con l’acquisizione dei dispositivi delle telecamere, un sopralluogo nell’appartamento. Io non capisco come possa essere accaduto tutto questo. Noi vogliamo la verità per poter continuare a piangere Aurora in pace”. È evidente che almeno in questa fase la famiglia della vittima non intenda accontentarsi delle conclusioni delle autorità austriache. Ha dato mandato all’avocato Alberto Raffadale di sollecitare l'esame autoptico e le analisi dei cellulari e dei dispositivi elettronici usati da Aurora e mai sequestrati. Ipotizzano anomale incursioni nel cellulare mentre l’hostess era in ospedale e la cancellazione dei profili social. Per legge, sui reati commessi all'estero ai danni cittadini italiani, in realtà competente a indagare è la Procura di Roma. I familiari hanno mille dubbi, ma secondo la polizia austriaca non è stato un omicidio.  
 

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