Il ritratto del bimbo palestinese che ha perso le braccia in un bombardamento israeliano a Gaza vince il World Press Photo

Samar Abu Elouf, fotoreporter palestinese, è l'autrice dello scatto premiato

giovedì 17 aprile 2025 di Redazione web
Il ritratto del bimbo palestinese che ha perso le braccia in un bombardamento israeliano a Gaza vince il World Press Photo

La fotoreporter palestinese Samar Abu Elouf ha vinto il World press photo con il ritratto di un bambino che ha perso le braccia in un bombardamento israeliano a Gaza. A ricevere un prestigioso concorso di fotogiornalismo e fotografia documentaria. Le altre due fotografie selezionate come finaliste sono Night Crossing di John Moore e Droughts in the Amazon di Musuk Nolte.

La foto premiata e le altre due finaliste sono state scelte tra i vincitori regionali annunciati a marzo, dopo una selezione di circa 60 mila immagini.

I tre lavori saranno saranno esposti in tutto il mondo con una mostra itinerante che in Italia arriverà a Genova, Roma, Torino, Bologna, Bari, Lucca e Lodi.

Il ritratto premiato

Il gazawi mutilato si chiama Mahmoud Ajjour, ha 9 anni, e non ha più le braccia a causa di un’esplosione che lo ha colpito mentre fuggiva da un attacco israeliano a Gaza, a marzo 2024. Il bambino stava incitando la sua famiglia a correre quando l’esplosione gli recise un braccio e gli ferì gravemente l’altro. Poi entrambi gli arti sono stati amputati a causa delle gravissime ferite. 

Mahmoud e la sua famiglia riuscirono a scappare in Qatar e a ricevere cure mediche nella città di Doha. Qui conobbe Samar Abu Elouf. La fotoreporter lavorava da Gaza per il New York Times dal 2021, e a dicembre 2023 lasciò la Striscia per andare a Doha, vicino all'ospedale dove fu ricoverato Mahmoud. Elouf iniziò a documentare i casi dei gazawi gravemente feriti che erano riusciti a uscire dalla Striscia per ottenere cure.

 

Le motivazioni del premio

La presidente della giuria globale del concorso Lucy Conticello, direttrice della fotografia per M, il magazine di Le Monde, ha motivato la premiazione così: «La foto dell’anno è un ritratto di un bambino con una canottiera; è rivolto verso una finestra, su di lui cade una luce calda che disegna un’ombra morbida su un lato del volto. La sua giovane età e i lineamenti delicati contrastano profondamente con l’espressione malinconica. Poi, in un momento di shock, ci si accorge che non ha le braccia. Questa immagine riesce in ciò che il grande fotogiornalismo sa fare: offrire un punto d’accesso stratificato a una storia complessa, e spingere chi la osserva a soffermarsi su quella storia più a lungo».

Le fotografie in finale

Le altre due fotografie arrivate in finale sono Night Crossing di John Moore, e Droughts in the Amazon di Musuk Nolte.

John Moore, fotografo statunitense che lavora per l’agenzia Getty Images, ha scattato questa immagine a Campo, in California, il 7 marzo 2024. Nello scatto compare un gruppo di migranti cinesi che cerca di scaldarsi tra loro sotto la pioggia, dopo aver attraversato il confine tra Stati Uniti e Messico.

L’immigrazione cinese negli Stati Uniti è aumentata in modo rilevante negli ultimi anni. Per la giuria del World Press Photo, l’immagine «riesce a descrivere la complessa realtà delle migrazioni lungo il confine, spesso semplificate e politicizzate nel dibattito pubblico statunitense». John Moore nel 2019 ha ricevuto il premio Word press photo con Crying Girl on the Border.

L'altra foto finalista è Droughts in the Amazon di Musuk Nolte. Il fotoreporter messicano  nella sua serie Droughts in the Amazon ha voluto immortalare gli effetti concreti del cambiamento climatico. La fotografia è stata scattata ad Amazonas, in Brasile, il 5 ottobre 2024, e ritrae un uomo con due borse contenenti del cibo da portare alla madre, che vive a Manacapuru. Tempo fa la città era raggiungibile in barca, ma a causa della siccità gli abitanti sono costretti a camminare per due chilometri lungo il letto asciutto del fiume Solimões. «Fotografare questa crisi ha reso più evidente l’interconnessione globale degli ecosistemi», ha detto Nolte. «A volte pensiamo che questi eventi non ci riguardino, ma a medio e lungo termine hanno un impatto».

Ultimo aggiornamento: 18:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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