MESTRE - Matteo Politi andrà in carcere. La corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del 43enne mestrino, accusato (e condannato) in Romania per aver operato da chirurgo senza averne i titoli, e ora dovrà scontare la pena diventata definitiva. Politi, che a Bucarest si faceva chiamare Matthew Mode, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi dalla giustizia romena. Adesso però dovrà scontare anche una condanna a 2 anni e 7 mesi di un precedente di Verona per esercizio abusivo della professione (quando, nel 2010, si sostituì a un medico salentino per farsi assumere all'ospedale di Negrar). Con un cumulo di pene così alto difficilmente Politi potrà evitare il carcere.
Il 43enne era stato arrestato a fine agosto a Mestre, in esecuzione di un mandato di cattura europeo, e poi rimesso in libertà con l'obbligo di firma in attesa che la sentenza diventasse definitiva.
REVISIONE
La Suprema corte però ha deciso diversamente, ritenendo evidentemente corretta la procedura e mettendo il sigillo finale sulla vicenda giudiziaria. Almeno per ora.
Gli avvocati, infatti, porteranno la laurea di Pristina come nuova prova per chiedere alla giustizia romena la revisione del processo. «Questo documento cambia non di poco tutto l'andamento del processo e dell'indagine - spiega l'avvocato Gianzi - quindi presenteremo istanza di revisione e chiederemo alla giustizia italiana una sospensione della pena in attesa dell'esito della richiesta». Nel precedente processo, però, quel titolo conseguito a Pristina era stato considerato contraffatto dalla camera dei medici del Kosovo. Servirà un ulteriore confronto?
IL PROCESSO
Il quarantatreenne mestrino operò come chirurgo estetico in Romania per quasi un anno, nel 2018, prima di essere scoperto e denunciato. Nel processo a conclusione del quale è stato condannato gli sono stati contestati i reati di truffa, per essersi spacciato per medico senza esserlo, e falso ideologico. Due le ipotesi di truffa a lui contestate: la prima riguardante alcune pazienti che si dichiararono non soddisfatte degli interventi di chirurgia plastica ed estetica che avevano ricevuto, la seconda relativa alla querela sporta dai soggetti a cui aveva subaffittato alcuni locali della clinica di cui si era detto proprietario, incassando una cauzione.