Il direttore Ulss 3 Contato: «Venezia zona disagiata? È solo una questione di soldi: così i medici di base guadagnerebbero troppo»

«Venezia “zona disagiata” significa solo pagare di più i medici di base: denaro che si sommerebbe a stipendi che, per i medici di base che superano i 1.800 assistiti, oscillano fra i 13.209 e i 17.651 euro al mese»

venerdì 21 febbraio 2025 di Fulvio Fenzo
Il direttore Ulss 3 Contato: «Venezia zona disagiata? È solo una questione di soldi: così i medici di base guadagnerebbero troppo»

VENEZIA - Sotto sotto, e nemmeno troppo sommessamente, se ne è tornato a parlare. “Venezia deve essere considerata zona disagiata per quanto riguarda la sanità”, è il refrain che in questi giorni circola nuovamente, paragonando la città insulare ad una comunità montana, con le sue isole difficili da raggiungere e medici che sarebbero lì lì per lasciare il centro storico. Il tutto mentre la Cgil sarebbe già pronta a chiederne il riconoscimento da parte della Regione. «Ma quale “zona disagiata” - taglia corto giocando d’anticipo il direttore generale dell’Ulss 3 Serenissima Edgardo Contato -, tutti i cittadini veneziani hanno un loro medico e non c’è nessuno di “scoperto”. La verità è che c’è continua a farne una questione di soldi, soldi in più che andrebbero solo ad una categoria: quella dei medici di medicina generale.

Ma è ora di finirla con queste rivendicazioni, perché è invece il tempo di pensare a quella che sarà la sanità del futuro».

DA CASTELLO AGLI STIPENDI

Contato non la tocca per niente piano. E mette lì esempi e numeri. «Pensiamo a Castello - riprende il Dg -. Qui, tra aprile e maggio, andrà in pensione un medico di famiglia e noi ci siamo già attrezzati con un altro dottore arrivato un mese fa per sostituirlo. Ebbene, questo medico che potrebbe seguire un migliaio di pazienti è ancora senza assistiti, eppure ci sono alcuni suoi colleghi che ne hanno 1.800 a testa e si lamentano perché sono stressati ed oberati di lavoro. Mi chiedo perché non indicano ai propri assistiti la possibilità di affidarsi ad un altro professionista che noi, per non farlo andare via, stiamo cercando di aiutare in tutti i modi. C’è chi chiede di far arrivare altri medici... È bene che si sappia che poi le cose vanno così».

Fuori i numeri, allora. «Venezia “zona disagiata” significa solo pagare di più i medici di base, visto che la Regione Veneto riconosce già la specificità e la complessità globale della città consentendo un “bonus” di 150 milioni di disavanzo - prosegue Contato -. I numeri? Con la “zona disagiata” i medici di medicina generale prenderebbero altri 10.350 euro l’anno, e se Venezia venisse considerata “zona disagiatissima” se ne aggiungerebbero altri 8.545 euro». Denaro che si sommerebbe a stipendi che, per i medici di base che superano i 1.800 assistiti, oscillano fra i 13.209 e i 17.651 euro al mese (lordi) a seconda del tipo di ambulatorio in cui operano. «Tutto si riduce a continue rivendicazioni economiche o giù di lì, mentre dovremmo ragionare sulla progettazione complessiva della sanità del futuro - affonda la lama il direttore dell’Ulss 3 -. Nelle strutture e servizi dell’azienda sanitaria abbiamo più di un migliaio di medici dipendenti, che mica si lamentano... Eppure in ospedale il medico si trova sempre, in ambulatorio no. Il tutto mentre il mondo sta andando avanti con le Case della comunità, la telemedicina... Sono amareggiato di fronte a questi ragionamenti obsoleti che guardano indietro e mai avanti». 

LA CGIL

«Chiederemo alla Regione di riconoscere a Venezia lo status di “area disagiata” e riteniamo incomprensibile la decisione dell’Ulss di non ripristinare l’accordo con Avm per garantire corse dedicate ai lavoratori dell’ospedale, come accaduto durante l’emergenza Covid - interviene però Ivan Bernini, segretario generale Fp Cgil Venezia -. Oltre l’80% dei dipendenti dell’ospedale arriva dalla terraferma, ma trovare un alloggio a Venezia a prezzi accessibili è quasi impossibile. L’Ulss ha messo a disposizione alcune camere nella foresteria, ma i costi restano vicini a quelli di mercato, rendendoli sostenibili solo per brevi periodi, e non certo per il personale non dirigente. Il problema non è solo attirare personale, ma anche mantenerlo. Sempre più neoassunti rifiutano l’incarico se assegnati a Venezia».

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