Trump Jr a caccia nella laguna veneta, la versione Usa: «Eravamo in 8 con lui e c'erano altri due gruppi»

Il gruppo Field Ethos risponde ai seguaci sulla contestata battuta a Campagna Lupia

martedì 11 febbraio 2025 di Angela Pederiva
Trump Jr a caccia nella laguna veneta, la versione Usa: «Eravamo in 8 con lui e c'erano altri due gruppi»

VENEZIA - Dopo una settimana di bufera per il duck-gate, lo scandalo dell’anatra protetta rimasta uccisa durante una battuta di caccia con Donald Trump Jr. a Campagna Lupia, prende posizione Field Ethos. «È un caso di anti-cacciatori che distorcono i fatti per i propri scopi», attacca la piattaforma americana fondata dallo stesso primogenito del presidente degli Stati Uniti, puntando il dito contro i politici e gli attivisti veneti (ma non solo) che hanno formalizzato denunce e interrogazioni sulla vicenda. In un botta e risposta con i propri simpatizzanti, la squadra di “Don” dà credito alla ricostruzione del Daily Mail, secondo cui oltre a lui quel giorno c’erano altri sette partecipanti, più ulteriori due gruppi di doppiette in azione nella Valle Pierimpiè.

 

La caccia

I componenti di Field Ethos trovano riduttivo definirsi cacciatori. Dicono di sé: «Siamo reliquie: avventurieri della vecchia scuola che non si scusano per quello che siamo. Siamo uomini con esperienza globale con la sicurezza necessaria per esplorare luoghi inesplorati. Alle prime luci dell’alba siamo maestri della logistica; al tramonto, siamo filosofi alimentati dal whisky accanto a un falò». Nelle scorse ore il marchio ha invitato i propri seguaci via Instagram a chiedere «qualsiasi cosa» e inevitabilmente le domande hanno virato sulla casarca tutelata dalla direttiva europea Uccelli. Per esempio: «Una cosa illegale che Field Ethos vorrebbe rendere legale?». Risposta: «C’è una certa specie di anatre, che occasionalmente si perde e finisce sopra le esche diffuse in Italia, che vorremmo legalizzare proprio in questo momento». Oppure: «È presto per fare battute sulle anatre italiane?». Ironia per ironia: «Quell’anatra non era nemmeno italiana». Un altro ha scritto: «Dopo aver letto l’articolo del Daily Mail, mi viene ancora più voglia di andare a caccia di anatre adesso! Mama mia». È qui che il gruppo ha lamentato la presunta strumentalizzazione degli animalisti: «Una specie proibita è stata uccisa da qualcuno nella nostra zona di caccia.

C’erano un sacco di cacciatori nell’area e più cacciatori che sparavano alle stesse esche. Nessuno sa chi abbia sparato a quella particolare anatra. Chiunque abbia esperienza di uccelli acquatici, sa che queste cose succedono. Fine della storia».

Il nodo

Il riferimento al quotidiano britannico riguarda la testimonianza di «una persona che era nella battuta di caccia», la quale avrebbe riferito che «c’erano otto persone nel loro gruppo», per cui «è impossibile dire quale proiettile abbia colpito quale anatra», o se l’esemplare «sia stato ucciso da altri nella zona». Lo stesso partecipante avrebbe «spiegato in dettaglio come ci fossero almeno altri due gruppi che cacciavano nella stessa zona al momento della loro caccia». Non solo: «Un ex guardiacaccia statunitense che era a caccia a Venezia con Don Jr. ha spiegato che se ciò fosse accaduto sul suolo nazionale (americano, ndr), sarebbe stato necessario stabilire chi era responsabile dello sparo e dell’uccisione dell’anatra protetta, prima di poter intraprendere qualsiasi azione contro di loro», la quale sarebbe culminata in una multa compresa «tra 250 e 1.000 dollari».

Nel caso di Campagna Lupia, sono in corso gli accertamenti dei carabinieri forestali e della polizia venatoria. Stando alle testimonianze a cui allude la conversazione di Field Ethos, c’era molta confusione, perché «tutti sparavano nella stessa direzione» in quei frangenti. «Funziona così: si spara in gruppo, ed è una cosa di squadra, per cui uno stormo di anatre entra nelle esche e più cacciatori sparano alle stesse anatre contemporaneamente». Conclusione: «Nessuno sa chi ha sparato a quali anatre». Il fatto è che “the First Son”, come viene chiamato negli Usa il primogenito del presidente Trump, nel video incriminato è circondato da una serie di carcasse e tocca quell’insolito volatile color ruggine, definendolo «un’anatra piuttosto rara per la zona». Le indagini diranno se quel gesto e quelle parole possano configurare l’illecito di detenzione dell’avifauna protetta. 

Ultimo aggiornamento: 18:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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