Furti e botte in parrocchia a Chirignago, don Trevisiol: «Basta con l'impunità»

sabato 16 novembre 2024 di Alvise Sperandio
CHIRIGNAGO La parrocchia di don Roberto Trevisiol, dura invettiva


MESTRE Perché mai non avrebbero dovuto farlo, visto che se anche li prendono, passeranno impuniti? Ha il tono evidentemente provocatorio, l’intervento che il parroco di Chirignago, don Roberto Trevisiol, pubblica come articolo d’apertura sul bollettino settimanale “Proposta”.

Uno sfogo, che origina da un paio di episodi successi in parrocchia, ma che va inquadrato nella situazione generale della Mestre attuale segnata da diversi episodi di cronaca.


LO SFOGO
Così, al solito, il sacerdote non le manda a dire. L’antefatto è il furto di tre biciclette nuove a tre ragazzi del catechismo. «Tutti a commentare e a condannare, mentre io mi sono chiesto: ma perché chi ha rubato avrebbe dovuto non farlo? Rubandole se le è portate a casa sapendo di non rischiare nulla in cambio», scrive il sacerdote mettendo in grassetto la parte finale della frase. Per poi proseguire ironicamente: «Ammettiamo per assurdo che le forze dell’ordine riuscissero a trovare il ladro, cosa rischierebbe costui? Una ramanzina? Una denuncia per un processo che se verrà celebrato, avverrebbe tra tre o quattro anni? Con la prevedibile conclusione di un buffetto sulle guance e nulla più»?
Quella di don Trevisiol è un’invettiva su legalità e sicurezza. «L’altra sera un gruppo di giovinastri – aggiunge ancora – forse bevuti, che stazionavano sotto il “mostro”, quell’infame porticato voluto da folli in occasione della costruzione della piazza, ha aggredito un gruppo di nostri ragazzi che facevano attività di catechismo davanti alla chiesa e li hanno malmenati. Quando la Polizia è arrivata i “vermi” erano già scappati. Ma anche se gli agenti fossero arrivati in tempo cosa gli avrebbero potuto fare? Un richiamo, un rimprovero o cos’altro? Anche perché questi “vermi” hanno sempre chi li difende e li giustifica». Il sacerdote fa pure riferimento al caso recentissimo della donna che ha seppellito i figli nel giardino di casa: «Nei talk show gli “esperti” di turno danno colpa ai genitori che non si sono accorti, al fidanzato che non ha visto, insomma: a tutti fuorché a chi aveva commesso quel delitto». 


L’AFFONDO
Fino all’affondo conclusivo del parroco di Chirignago: «Babele, impunità», ancora evidenziati in neretto. «Chiudiamoci in casa, lasciamo in garage le bici, accendiamo l’allarme anche quando siamo dentro e, incrociando le dita, speriamo ci vada bene». Col botto: «Credevo nella libertà e nella democrazia. Ora molto meno e auspico che ci sia più severità nei confronti di chi, violando la legge, toglie la libertà e la democrazia agli altri e alla fine usa violenza a chi, onesto cittadino e rispettoso del prossimo, chiede rispetto anche per se stesso e per le sue cose. È chiedere troppo? – si domanda il parroco – Mi daranno del “fascista”. Pazienza. So di non esserlo e so che, invece, lo sono coloro che chiamandomi così, mi offenderebbero».

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