Protezione civile, la nuova norma che blocca gli interventi mette a rischio anche il Giro d'Italia

L'assessore Riccardi: "Stiamo parlando di una norma comprensibile, ma adesso dobbiamo declinarla con buon senso e intelligenza. Lo spirito non è quello di dire a tutti 'arrangiatevi'"

venerdì 25 aprile 2025 di Loris Del Frate
Protezione civile, la nuova norma che blocca gli interventi mette a rischio anche il Giro d'Italia

Una situazione complicata che va ben oltre il Friuli Venezia Giulia.

L'altra sera i sindaci hanno approvato un documento che di fatto blocca, sino a quando non ci sarà la norma di tutela, tutti gli interventi della protezione civile fatta salva la formazione e l'intervento nelle scuole.

Assessore Riccardi, se i volontari incrociano le braccia è un bel problema. Non solo per le emergenze o in caso di maltempo dove la loro presenza è fondamentale, ma a rischio finiscono anche i grandi eventi come, ad esempio, le due tappe regionali del Giro d'Italia. È così?

«Adesso noi dobbiamo declinare con intelligenze, buon senso ed equilibrio questa cosa. Personalmente considero il blocco una misura comprensibile: c'è un problema che mi tiri addosso ed allora io ti dico risolvi le cose senza di me. Questa è una cosa che non si può vedere. Attenzione, non mi rivolgo alla magistratura, i giudici fanno il loro lavoro, applicano le leggi. Quindi da modificare è la legge».

Intanto tutto fermo?

«Noi come regione stiamo dando un segnale importante in tempi veloci, ma penso anche che l'applicazione equilibrata di di questo blocco debba tenere conto di alcune situazioni. Non predo neppure in considerazione l'elemento dell'emergenza vera. Capita un'altra violenta grandinata, cosa facciamo? Stiamo tutti a casa? Io credo che il senso con il quale i sindaci pongono il problema del blocco non sia quello di dire "arrangiatevi". Non è la nostra storia».

E per quanto riguarda manifestazioni, eventi e tappe del Giro d'Italia dove la Protezione civile è sempre inprima fila?

Questo è un altro tema e tra gli eventi più importanti ci sono effettivamente le tappe del Giro d'Italia. Adesso cercheremo di capire in quale modo una soluzione possa trovare una sostenibilità. Posso aggiungere che non è il caso di affrettare le cose: con il buon senso che abbiamo sempre applicato sono fiducioso che una soluzione la troveremo».

Certo che siamo di fronte a un gigantesco paradosso: sindaci e volontari che si mettono a disposizione per gli altri, finiscono alla sbarra. Ha dell'incredibile.

«Noi consideriamo che in questa vicenda l'intero sistema istituzionale debba marciare unito. Non è una battaglia di un sindaco, di un volontario o di un assessore. Siamo convinti che questa sia invece una rivendicazione di tutte le Regioni italiane sulla quale si fonda l'intero sistema della Protezione civile che deve trovare una convergenza tecnica con il Dipartimento nazionale e deve incontrare il Governo pronto a fare un provvedimento che modifichi questo assetto che oggi ha portato al rinvio a giudizio del sindaco di Preone».

Senta, tecnicamente come se ne esce?

«Intanto noi come regione faremo un provvedimento che passerà a fine maggio in consiglio nel quale inseriremo la copertura delle spese legali per chi è colpito da questi provvedimenti. Questo riguarderà anche il sindaco di Preone e il responsabile del volontari che sono stati rinviati a giudizio. Noi siamo in grado di fare il tutto per maggio».

Questo, però, dipende dalla Regione. Il resto?

«Quello che non dipende da noi riguarda la necessità di fare una norma (la sta scrivendo la Regione ndr.) che sostanzialmente deve dire due cose: stralciare quella parte della legge 81 che viene applicata al sistema della Protezione civile in modo da escludere per il sindaco e per i coordinatori dei volontari l'applicazione delle materie sulla sicurezza sul lavoro. In questa maniera verrebbe stralciata l'aggravante dell'omicidio colposo».

La seconda misura?

«Ovviamente non possiamo passare a un "liberi tutti" senza regole dove ognuno fa quello che vuole. Quindi il Dipartimento nazionale deve fare un altro provvedimento con il quale si regolano tutti questi interventi in sicurezza, ma non deve essere soggetto alle norme sulla sicurezza del lavoro».

Tempi per arrivare in fondo?

«I passaggi sono istituzionali: la norma condivisa con il Dipartimento nazionale in fase tecnica deve andare nella commissione degli assessori regionali alla Protezione civile e poi sul tavolo dei presidenti delle Regioni che si rivolgono alla presidenza del consiglio per la modifica del decreto legislativo 81. I tempi, se c'è la condivisione dei passaggi, sono quelli tecnici».

 

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