PADOVA - Apologia di reato e istigazione a delinquere: sono questi i reati per i quali il sostituto procuratore di Padova, Sergio Dini, ha aperto un'inchiesta sui tre striscioni scoperti dalla polizia tra l'alba e il pomeriggio di venerdì, lenzuoli appesi a recinzioni e ponti che minacciavano di "dare fuoco alla polizia" (inneggiando al 34enne egiziano che ad Albano Laziale ha bruciato 17 auto della questura), paragonavano il carcere duro alla "tortura" (in sostegno al terrorista anarchico Alfredo Cospito) e definivano "infami" le procure.
Il rafforzamento
Intanto ieri mattina il prefetto di Padova, Giuseppe Forlenza, ha convocato d'urgenza una riunione di coordinamento delle forze dell'ordine, alla quale hanno partecipato il questore Marco Odorisio, i vertici provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza. Durante il tavolo è stata fatta una valutazione del rischio attentati legato alle minacce contenute negli striscioni ed è stato confermato il rafforzamento dei servizi già disposti venerdì mattina dal questore, di prevenzione e di controllo del territorio, oltre all'adozione di misure di vigilanza e sicurezza di fronte agli uffici e ai presidi delle forze dell'ordine in città e in provincia, così come all'eterno del carcere Due Palazzi e del palazzo di giustizia, dove ha sede la procura. «Voglio rassicurare le donne e gli uomini in divisa ha commentato il prefetto i magistrati e tutti coloro che, ricoprendo funzioni pubbliche, prestano ogni giorno il proprio servizio in favore della comunità: sono già state adottate e verranno ulteriormente implementare importanti misure a tutela del personale e dei luoghi di lavoro. A loro va il mio sostegno e la mia più sincera vicinanza».
Sostegno che, ieri, è arrivato anche dal segretario padovano di Forza Italia, Giampietro Avruscio: «Tutti indipendentemente dal "credo" politico di appartenenza, dovremmo stringerci a fianco delle forze dell'ordine, senza se e senza ma, perché minacciare di morte dei ragazzi in divisa, è una minaccia rivolta a ciascuno di noi». Il primo striscione a venire scoperto, alle 4.30 di venerdì, è stato quello su una recinzione dei Giardini dell'Arena, a due passi dalla Cappella degli Scrovegni: "Awad Mohamed Attia fuoco alla polizia", la scritta che è una minaccia esplicita con esaltazione dell'egiziano che ha incendiato i mezzi della polizia); attorno alle 10.30, il secondo lenzuolo appeso su un ponte in ferro in un'area verde nella zona Est della città. Questa volta la "A" cerchiata accompagnava la scritta: "Alfredo libero 41bis = tortura", con chiaro riferimento alla vicenda Cospito. Nel tardo pomeriggio, a poche centinaia di metri dal secondo striscione, in un altro parco cittadino attraversato da un ponte, il terzo striscione: nel mirino le procure, definite "infami".