PERNUMIA - Fanno le pulizie nel campanile e trovano cinque bombe a mano della seconda guerra mondiale.
IL MINI ARSENALE
Sgomento e paura. Hanno provato questo i due ragazzi quando si sono resi conto che nel campanile della loro chiesa si nascondeva un piccolo arsenale. La torre campanaria aveva bisogno di pulizie da cima a fondo e i due lavoravano di buona lena. «Mentre stavamo sistemando, ho notato un involucro strano nell’intercapedine del muro - racconta uno di loro - Si trovava dietro a vecchie uova di piccione, che stavano lì da chissà quanto. Ho estratto questo sacco di cartone rosicchiato dai topi e, al posto di buttarlo, ho guardato cosa contenesse. Ho visto cinque strani barattoli rossi e non ci ho messo molto a capire che si trattava di ordigni».
Bombe a mano, perfettamente integre nonostante la vernice rossa scrostata, e pronte a esplodere. Impauriti, i ragazzi le hanno deposte con delicatezza e hanno avvisato le forze dell’ordine, la parrocchia e il sindaco Marco Montin. Ieri mattina, sono arrivati a Pernumia i militari della caserma di Monselice e il nucleo artificieri antisabotaggio di Padova. Era presente anche il sindaco. Gli specialisti dell’Arma hanno censito le granate, fornendo una datazione e una possibile ricostruzione sul perché si trovassero nel campanile. Dopo gli accertamenti, le faranno esplodere.
LA FABBRICAZIONE
Pochi dubbi sul ritrovamento: sono cinque bombe a mano di fabbricazione nazionale. Tra queste, ci sarebbero tre “Breda modello 35”, una “Società romana costruzioni meccaniche (Srcm) modello 35” e una “Oto modello 35”. Per gli esperti, tre armi-simbolo dell’ultimo conflitto. La loro storia risale alla seconda guerra mondiale, quando al Regio esercito vennero date in uso bombe a mano offensive di nuova generazione. Sganciata la sicura, una volta esplose queste granate disperdono delle schegge in grado di uccidere chi si trova nel raggio d’azione, coprendo anche l’avanzata del lanciatore. Una di queste, la “Srcm modello 35”, è tuttora in dotazione dell’esercito italiano.
DA DOVE VENGONO
Ma non è a oggi che bisogna guardare per capire da dove vengono le cinque bombe a mano. Un indizio lo dà il sacco in cui erano contenute. Nonostante fosse in buona parte consunto e bucherellato, vi si legge “Società cementi del Friuli - Udine”. Si tratta di un’ex fabbrica di calcestruzzi, attiva dagli anni ’20 del secolo scorso e divenuta leader del mercato del Nord-est. La società rimase attiva fino al 1951, quando a causa del perdurante calo di produzione fu assorbita da Italcementi. Quel vecchio sacco per il cemento non può essere posteriore ai primi anni ’50. È probabile che qualcuno avesse quelle bombe in casa già dai tempi del conflitto: o perché aveva fatto parte di formazioni legate alla Resistenza o perché ne era entrato in possesso in qualche modo e si sentiva più sicuro nell’avere a portata di mano uno strumento “di difesa”.
Nel primissimo Dopoguerra, la paura di nuovi conflitti era alta e molti privati cittadini detenevano armi nella propria abitazione. Presumibile che, per timore, quella persona abbia voluto poi sbarazzarsene. E lo avrebbe fatto in un luogo non casuale, quel campanile della chiesa che nell’ultima parte della guerra era stato un rifugio per la popolazione durante i bombardamenti delle forze alleate. Un luogo che quella persona percepiva come sicuro. L’occultamento delle bombe non può essere avvenuto anteriormente al 1957, anno in cui la torre campanaria era stata restaurata, e si ipotizza che non sia databile oltre gli anni ’60.
I PRECEDENTI
Del resto, ritrovamenti di questo tipo non sono infrequenti. A marzo 2024, gli artificieri hanno fatto brillare una “Breda modello 35” che giaceva in fondo a una grotta a Baunei (Nu). Una granata dello stesso tipo era stata trovata a marzo 2023 a Montagna (Tv): era in un sentiero, nascosta tra le foglie. Fatto molto simile a quello di Pernumia era accaduto nel 2012 a Recanati (Mc). Durante la ristrutturazione di un edificio, erano stati rinvenuti in un’intercapedine 300 proiettili da moschetto, una “Oto modello 35” e cinque omologhe Breda. Sarebbero state in possesso di formazioni partigiane.