PADOVA - Non solo la figlia e una nipote dell'84enne azzannata il 18 aprile 2024 dai cani amstaff e american bully tenuti dall'anziana nel suo appartamento a Mortise. Perché a rischiare il processo c'è anche il nipote della donna, un ragazzo di 22 anni figlio della figlia dell'anziana. A tutti e tre, ma a vario titolo, il sostituto procuratore Marco Brusegan contesta le accuse di abbandono di animali, getto pericoloso di cose, uccisione di animali e maltrattamento di animali.
Il caso
L'indagine arrivata ora alle battute finali, con sullo sfondo l'aula di un giudice, ha quindi virato su come venivano trattati i cani i cui proprietari sono il 22enne, la mamma (60 anni) e la cugina (35 anni). Il tutto in una casa, quella di Mortise, che la stessa veterinaria nominata dalla Procura come consulente ha definito troppo piccola per ospitare così tanti animali insieme, senza contare che una delle cagne presenti era incinta e ha partorito una quindicina di cuccioli poco prima dell'aggressione all'anziana. Gli accertamenti che il pm ha delegato ai carabinieri hanno ritornato l'immagine di una sorta di allevamento abusivo. Ai tre proprietari sono contestate le "condizioni incompatibili con la loro natura" per come erano tenuti: si tratta di cani amstaff, american staffordshire e american bully costretti a vivere in "spazi limitati, esposti alla violenza tra loro, in condizioni igieniche precarie". C'era poi la gestione degli escrementi: si legge nel capo d'accusa che i tre imputati "provocavano emissioni di odori molesti" per i vicini di appartamento. C'è poi, tra le accuse di cui deve rispondere il 22enne, quella di aver ucciso "senza necessità" due cani di razza pinscher e una cucciolata di amstaff" aprendo appositamente la stanza in cui erano custoditi e facendoli sbranare dai cani di grossa taglia". È lo stesso capo d'imputazione a spiegarne il motivo: si era stancato della situazione di disaccordo tra i cani amstaff e i due pinscher e del fatto che i cuccioli appena nati fossero troppo numerosi. Era sempre lui, poi, a colpire con pugni gli animali che salivano sul tetto della loro abitazione.