Liliana Cojita soffocata e uccisa, l'ex compagno accusato dell'omicidio sarà processato: «È capace di intendere e volere»

La donna romena di 55 anni è stata assassinata a settembre 2023 nella casa dove viveva con l'uomo, con cui aveva avuto una relazione, e altri due inquilini

venerdì 20 settembre 2024 di Marco Aldighieri
Liliana Cojita soffocata e uccisa, l'ex compagno accusato dell'omicidio sarà processato: «È capace di intendere e volere»

TOMBOLO (PADOVA) - È proseguito ieri mattina, davanti ai giudici della Corte d'Assise, il processo al marocchino Youssef Molay Mahid. Lo straniero, difeso dall'avvocato Corrado Perseghin del foro di Vicenza, è accusato di avere ucciso la sua compagna Liliana Cojita romena di 55 anni.

Gli sviluppi

I giudici in accordo con il pubblico ministero Roberto D'Angelo, titolare delle indagini, e l'avvocato della difesa, avevano già acquisito gli atti.

Perseghin aveva però spinto affinchè la Corte ordinasse una perizia psichiatrica sul suo assistito. In aula aveva ricordato come Mahid, ogni giorno, assuma almeno otto farmaci tra ansiolitici e antidepressivi. E il presidente Mariella Fino ha nominato lo psichiatra e professore dell'Università di Trieste, Alessandro Saullo.

L'esperto ha testimoniato in aula e ha dichiarato come l'imputato, sempre presente alle udienze, sia capace di intendere e di volere. Il fatto che in passato avesse assunto psicofarmaci, quando era già stato dietro le sbarre all'estero e in Italia, non va a inficiare la sua capacità di capire quanto ha commesso. La prossima udienza è stata fissata per il 17 di ottobre, con requisitoria, arringa e lettura della sentenza.

La vicenda

Mahid, già davanti al Gip Maria Luisa Materia per l'interrogatorio di garanzia, aveva da subito ammesso le sue colpe. «Non volevo ucciderla. Forse ho usato troppa forza o forse ho premuto con foga il cuscino per tanto tempo. Ho anche cercato di rianimarla». Il marocchino, irregolare sul suolo italiano e con alcuni precedenti, si sarebbe macchiato di un delitto d'impeto. La sua rabbia è esplosa per gelosia.

Youssef, ad agosto del 2023, avrebbe "pizzicato" Liliana baciare un connazionale. Otto giorni prima di commettere il femminicidio aveva litigato con la compagna afferrandola con violenza per i capelli. Una escalation di rabbia e di minacce, arrivata al suo culmine il 20 settembre in quello stabile di via Vittorio Veneto. Quel giorno il nordafricano si trovava nella camera della fidanzata e ha visto da una finestra il presunto amante di lei, al volante di un'auto. Subito dopo Liliana ha ricevuto una telefonata al cellulare dal connazionale. Youssef non ci ha più visto: la donna romena è stata sbattuta a terra, poi il marocchino le è montato sopra per bloccarle le braccia. Ormai Liliana era immobilizzata e a quel punto il 49enne ha preso un cuscino e lo ha premuto con forza sul viso di lei.

 

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre, 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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