Aggressione in piazza, Bonavina: «Sguarnite da 2 mesi le zone del centro, agenti mandati allo sbaraglio»

La concentrazione maggiore di pattuglie è nella zona rossa

martedì 15 aprile 2025 di Mauro Giacon
Aggressione in piazza, Bonavina: «Sguarnite da 2 mesi le zone del centro, agenti mandati allo sbaraglio»

PADOVA - «Fino a due mesi fa le piazze erano sorvegliate da un servizio interforze, adesso invece quei due agenti della Polizia locale era come se fossero allo sbaraglio». Nelle parole dell'assessore alla Sicurezza Diego Bonavina si legge tutto il fastidio dell'amministrazione comunale sul fatto che sorvegliare il perimetro della stazione dichiarata "zona rossa" faccia concentrare lì quasi tutte le pattuglie disponibili, lasciando sguarnito il controllo sulle altre aree della città.

 

Il problema

«Nelle piazze c'era un servizio gestito dalla Questura con i Carabinieri la Polizia locale e la Guardia di Finanza. Questo garantiva un presidio molto più importante con quattro diversi attori sul campo. Ora c'è un'unica volante, della Polizia locale, perchè quella sola abbiamo a disposizione e questo è il rischio». Le altre due sono fisse in stazione per questo l'assessore parla di un equipaggio mandato allo sbaraglio. «Una riflessione deve essere fatta, al netto che la situazione in piazza dei Signori era nettamente migliorata, e non devo essere solo io a farla. Sono state fatte altre scelte, non entro nel merito però i fatti dicono però che sabato sera due agenti sono stati mandati allo sbaraglio.

Il servizio dinamico si fa ma non in due in mezzo a centinaia di ragazzini esagitati... Eppure loro hanno dimostrato un grande senso del dovere e mi congratulo anche perché subito sono intervenute altre due volanti della Polizia locale e poi una volante dei Carabinieri, li ringrazio perché insieme abbiamo gestito una situazione veramente complicata».

«Quando ero ragazzino e vedevo una divisa portavo rispetto e ci si fermava qualsiasi cosa stessimo facendo - continua - Eppure qui non c'è rispetto delle forze dell'ordine. Per questo bisogna auspico che si concluda quanto prima l'attività istruttoria per consegnarla alla autorità giudiziaria che dia un provvedimento esemplare. Sulla resistenza a pubblico ufficiale poi si procede d'ufficio. Vedremo anche se c'è stata rapina oppure no».

 

I sindacati

Francesco Scarpelli agente di Polizia locale e segretario della Uil funzione pubblica attacca: «Non entro nel tema zona rossa ma se si va a tutelare una certa area con lo stesso numero di uomini va da sè che si vanno a scoprire altre zone. E infatti una delle tre pattuglie in aiuto ai colleghi si è staccata dalla zona rossa. In ogni caso i colleghi sono passati da persone che sono intervenute per difenderne altre, a persone aggredite. E se non avrò risposte su cosa è successo veramente andrò a chiederle dal Prefetto. Ora la divisa è vista come un bersaglio invece che un sostegno per la sicurezza». C'è poi un altro discorso: «Il ddl sicurezza di recente non ha ammesso ulteriori tutele legali alle forze di polizia locali, dandola solo alle altre forze di polizia. Ho chiesto all'assessore Bonavina una polizza assicurativa ma ancora non ho avuto risposta. Noi vogliamo una riforma della Polizia locale ferma da 40 anni. È ora di finire di impiegarci come poliziotti anche se non lo siamo».

 

La risposta

Prendono posizione anche Aldo Marturano, segretario generale Cgil Padova, Samuel Scavazzin, segretario generale Cisl Padova e Rovigo e Massimo Zanetti, coordinatore Uil Padova. «Naturalmente il primo pensiero va agli agenti rimasti feriti ma il disagio giovanile è cresciuto in maniera drammatica negli ultimi anni e continua a manifestarsi in forme sempre più violente, improvvise e difficili da prevenire. In questo contesto, l'istituzione della cosiddetta "zona ad alto impatto" (più comunemente denominata "zona rossa") nell'area della stazione pensata come misura di contrasto al degrado urbano appare non solo inefficace, ma anche fuorviante. Come Cgil, Cisl e Uil di Padova, sia nell'incontro con il Prefetto Giuseppe Forlenza e poi pubblicamente, lo abbiamo già denunciato: non è militarizzando il territorio che si affrontano fenomeni sociali complessi come il disagio giovanile. Questi interventi rischiano piuttosto di spostare il problema altrove, alimentando esclusione, stigmatizzazione e tensioni sociali».

«La vera risposta dev'essere educativa e sociale. Servono risorse per la scuola, per la sanità mentale, per il welfare di prossimità. Servono progetti e spazi di aggregazione giovanile realmente fruibili e accessibili in tutti i quartieri. Invece accade il contrario: i tagli agli enti locali da parte del Governo hanno naturalmente avuto riflessi proprio sui servizi sociali determinando una diminuzione dei sostegni alle famiglie in difficoltà»

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