Egregio direttore,
le sembra realistico ciò di cui si parla in questi giorni e cioè della possibile incriminazione della sorella della presidente del Consiglio? E lei cosa ne pensa?
R.
Treviso
La risposta del direttore del Gazzettino Roberto Papetti
Caro lettore,
non ho elementi per sapere se ciò che ha scritto un quotidiano sulla possibilità che la sorella della premier, Arianna Meloni, sia indagata per traffico di influenze sia vero, solo verosimile o del tutto falso. Staremo a vedere. Personalmente trovo però questa ipotesi anche un po' assurda: perché mai dovrebbe essere un reato il fatto che l'alta dirigente del partito di maggioranza relativa (Arianna Meloni è il capo della segreteria politica di Fdi) si occupi di nomine pubbliche? Chi dovrebbe farlo altrimenti? E chi lo ha fatto in passato?
Forse che le segreterie e i segretari dei partiti oggi all'opposizione (ma anche quelli di maggioranza) hanno sempre sdegnosamente rifiutato di avere un ruolo e di dire la loro quando si è trattato di scegliere e indicare i vertici di enti e società pubbliche?
Sappiamo bene che non è così. Tutti i partiti, nessuno escluso, partecipano da sempre alla giostra delle nomine. Ciascuno con il proprio ruolo e in base al proprio peso elettorale. E guai ad escludere qualcuno. Del resto: chi altro dovrebbe farlo? E questo cos'è: legittimo esercizio del proprio ruolo politico o traffico di influenze? Ovviamente è giusto discutere nel merito di ogni scelta : se vengono cioè indicate persone adeguate al ruolo e all'incarico, se vengono premiate le competenza o piuttosto la fedeltà e i rapporti amicali.
Ma cosa c'entra la magistratura in tutto questo? Che titolo ha per intervenire su questo tipo di materie? Mi pare che questa vicenda confermi, ancora una volta, che nel nostro Paese c'è un rapporto malato tra politica e magistratura che nessuna maggioranza e nessun governo è riuscito a sciogliere o ha voluto superare.