Il giallo di Capri, il costumista di Parthenope «ferito e gettato in mare». I risultati dell'autopsia

C'è una traccia che emerge dalle indagini della polizia, che merita di essere raccontato: il telefono cellulare del costumista non è finito immediatamente in acqua

mercoledì 25 giugno 2025 di Leandro Del Gaudio
Il giallo di Capri, il costumista di Parthenope «ferito e gettato in mare». I risultati dell'autopsia

L'ultimo segnale di vita lo ha dato un giorno dopo il decesso.

Parliamo del telefono cellulare di Luca Canfora, il costumista impegnato nel film Parthenope trovato morto nelle acque di Capri il primo settembre del 2023. C'è una traccia che emerge dalle indagini della polizia, che merita di essere raccontato: il telefono cellulare del costumista non è finito immediatamente in acqua. Anzi. È rimasto in funzione per almeno 24 ore, secondo quanto si legge in una relazione di pg finita agli atti. C'è un focus sul positioning del telefono di Luca Canfora che rimanda al primo settembre, esattamente 24 ore dopo la morte dell'artigiano 51enne (che è stata accertata il 31 agosto): la localizzazione non indica il costone di via Krupp o la zona dei Giardini di Augusto, ma un altro posto dell'isola, vale a dire i vicoli del centro del comune di Capri. Stranezze del satellite e delle celle (che non possono mai essere precise al millimetro), che vanno sommate ad altri aspetti emersi di recente dalle indagini.

PERIZIA BIS

Ma restiamo alla autopsia - la seconda in un anno e mezzo - effettuata lo scorso febbraio all'indomani della riesumazione del corpo di Canfora. Ci sono due dati scientifici che sono a questo punto inoppugnabili. Il primo riguarda le cause della morte; il secondo fa invece leva sull'analisi delle ferite riscontrate sul corpo di Canfora: si tratta di lesioni compatibili con una aggressione arrecata con un corpo contundente (tipo una pietra o un bastone), ma non con la caduta di svariate decine di metri. Dunque, a voler seguire il ragionamento dei consulenti della Procura, le cose potrebbero essere andate in questo modo: l'uomo potrebbe essere stato aggredito prima di finire in mare; ed è poi deceduto per annegamento. Ipotesi al vaglio. Intanto, il suo cellulare ha continuato a funzionare. È sopravvissuto al suo proprietario. È rimasto acceso, probabilmente in un luogo lontano dalla zona in cui è stato trovato privo di vita il costumista.
Nel giro di pochi mesi, lo scenario è cambiato: sulle prime la Procura si è mossa battendo l'ipotesi di istigazione al suicidio; poi, da qualche settimana gli inquirenti hanno iscritto il fascicolo per omicidio, reato al momento ipotizzato contro ignoti. Un cambio di prospettiva, che è probabilmente figlia del lavoro condotto in questi mesi dagli uomini della Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, ma anche delle conclusioni mediche comprese in questa seconda autopsia. Attendono con riserbo i parenti del costumista. Assistiti dal penalista Giuseppe Rossodivita, gli stretti congiunti di Luca Canfora non rilasciano dichiarazioni. Scrive il legale Rossodivita: «Apprendiamo con soddisfazione del deposito della nuova consulenza medico-legale disposta dalla Procura di Napoli che, secondo quanto riportato da fonti di stampa, confermerebbe i dubbi che sono stati sollevati - nei tempi e nei modi dovuti - in merito all'ipotesi inizialmente seguita dagli investigatori». Prosegue l'avvocato: «L'iscrizione del fascicolo per omicidio e la nuova proroga delle indagini - anch'esse riportate oggi dagli organi di stampa - inducono a ritenere che l'inchiesta si trovi in una fase estremamente delicata. Per questa ragione, i familiari di Luca, in pieno accordo con l'intero pool difensivo - composto dal Generale Luciano Garofano e dal dottor Maurizio Saliva - hanno deciso di non rilasciare dichiarazioni pubbliche. Pur accogliendo con favore il riconoscimento dell'ipotesi dell'omicidio, rispetto a quella del suicidio finora considerata, non possiamo ignorare il dolore che essa inevitabilmente comporta».

LA TRAMA

Ma proviamo a riavvolgere il nastro. Quella mattina del 31 agosto Canfora aveva lavorato sul set di Parthenope, il film del regista premio Oscar Paolo Sorrentino (che è ovviamente estraneo alle indagini). Le telecamere inquadrano la sagoma del 51enne entrare all'interno del set, ma non c'è traccia di una sua uscita. Vuote anche le telecamere che costeggiano le ville e le abitazioni sul versante meridionale dell'isola. Non c'è traccia del suo allontanamento, in una zona che era frequentata comunque da centinaia di persone. Il giorno dopo la sua scomparsa - e siamo al primo settembre - il corpo di Luca viene rinvenuto senza vita in acqua da un canoista. Morto per annegamento. Sulla schiena e sulla tempia c'erano fratture provocate - forse - da un oggetto contundente. Il giorno dopo l'ultimo segnale di vita del suo cellulare: è il primo settembre del 2023, Luca è morto da 24 ore.

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Ultimo aggiornamento: 26 giugno, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA