E’ bastato un solo mese di riprese per dare conferma alle voci e alle lamentele dei genitori.
Una mattina durante l’accoglienza del rientro in classe avrebbe così apostrofato un’alunna: «Ma che c’hai in testa ma non ti vergogni». Le immagini e gli audio sono stati e saranno una prova dei maltrattamenti che l’insegnante metteva in atto. La Procura di Viterbo, che in seguito alla denuncia presentata dalla dirigente scolastica dell’istituto e dai genitori, ha aperto l’indagine per maltrattamenti ha subito fatto richiesta al gip di Viterbo di intercettazioni ambientali. Data la tenera età delle piccole vittime ottenere immagini del vissuto quotidiano della classe era l’unico modo per cristallizzare gli eventi. Le piccole vittime infatti tentavano di palesare il loro malessere ma la dimostrazione era difficile da ottenere. In questo modo gli inquirenti hanno raggiunto in appena 30 giorni il risultato. Ottenendo non solo l’apertura del procedimento per maltrattamenti ma anche un’ordinanza interdittiva che tutelerà i piccoli alunni di quella scuola.
Voci sull’insegnante “di ferro” nel territorio c’erano da tempo e durante gli anni - la maestra esercita la professione da molto tempo - si erano susseguite lettere e lamentele. Non solo molti genitori per evitare traumi ai loro bambini chiedevano di cambiare sezione o addirittura trasferivano i figli in altre scuole. La situazione sarebbe decisamente cambiata quando nella scuola è arriva l’ultima dirigente, circa tre anni fa, e ha deciso di andare a fondo e capire cosa accadeva in quella sezione.
La preside avrebbe affrontato sia la maestra, sia molti genitori. E’ arrivata ad incontrare i piccoli alunni, appena 11 quelli rimasti in classe dopo l’ennesima emorragia, e li avrebbe avuto certezza. «Ho capito guardandoli negli occhi», ha detto la dirigente che pochi giorni dopo è entrata nella stazione dei carabinieri per denunciare il fatto. La denuncia, a cui hanno partecipato anche i genitori delle piccole vittime, ha portato alla richiesta di intercettazioni ambientali che in un mese hanno cristallizzato la situazione. Mostrando il volto di un’insegnante che invece di aiutare con affetto e gentilezza i suoi bambini li strattonava e faceva sentire una nullità.