Un coach per motivare i propri figli.
Quali quelli più comuni? Universitari che stentano e non riescono a superare gli esami, adolescenti demotivati e convinti di non essere all'altezza, bambini che studiano ma non riescono ad apprendere. La gamma è insomma molto vasta: "I nostri ragazzi hanno a volte -dice ancora la Leardini- convinzioni errate. Pensano, ad esempio, che gli insegnanti ce l'abbiano con loro, montando su un castello non corrispondente alla realtà ma sufficiente per farli mollare o comunque rallentare. Il coach lavora sulle loro motivazioni e, soprattutto, gli indica un nuovo modello organizzativo, la cui mancanza è spesso la causa principale dei loro problemi".
Sviluppare un metodo efficace per prendere appunti, migliorare la gestione del tempo, potenziare la comprensione e la memorizzazione strutturata dei testi, acquisire la fiducia e l'abilità necessaria per esporre con sicurezza davanti all'insegnante e alla classe: "Ma non solo -continua la Leardini. Il coach permette ai nostri figli di controllare l'ansia e il nervosismo e, quindi, di rendere meglio negli scritti e negli orali. Un percorso dal quale però non sono esenti nemmeno i genitori che hanno il compito, non secondario, di affrontare la routine scolastica con la massima serenità. Mettere pesi sulle spalle dei ragazzi è la cosa peggiore che si possa fare".