Meloni: «Scrivete Giorgia e cambiamo l'Europa. Sinistra all'opposizione come in Italia»

Il premier annuncia la candidatura Ue La battuta su Salvini: ha preferito il ponte

Lunedì 29 Aprile 2024 di Francesco Bechis, nostro inviato a Pescara
Meloni: «Scrivete Giorgia e cambiamo l'Europa. Sinistra all'opposizione come in Italia»

Giorgia Meloni, detta Giorgia. «Chiamatemi per nome.

Sulla scheda, scrivete Giorgia». Settanta minuti di arringa sotto il tendone blu sulla spiaggia di Pescara ed ecco servito l’annuncio più atteso, «ho deciso di scendere in campo alle Europee, capolista in tutte le circoscrizioni» dice la premier dal palco e la sala della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia irrompe in una standing ovation di bandiere tricolori e cori da stadio. Vestita di azzurro, sullo sfondo il lungomare, Meloni lancia la sua candidatura alle elezioni dell’8 e 9 giugno e chiama gli italiani a un referendum sul suo governo.

Perché si può votare il premier usando solo il nome di battesimo: cosa dicono le regole

«Voglio chiedere agli italiani se sono soddisfatti del lavoro che stiamo facendo. Se credete ancora in me, voglio che sulla scheda scriviate semplicemente Giorgia. È la cosa di cui vado più orgogliosa: quando mi ferma per strada la maggior parte della gente mi chiama per nome, sarò sempre una di voi». C’è un fremito liberatorio nel lungo e acceso discorso della presidente del Consiglio, fiaccata però in salute, gli otoliti la fanno sentire «come sull’ottovolante» e ogni tanto deve fare una pausa, «non posso urlare» sorride a tratti barcollando e per questo finito il comizio torna di corsa a Roma, salta il pranzo di pesce in riva al mare.

Trova risposta qui a Pescara, fortino storico della destra, la ricerca di un nuovo bagno di consenso della leader, che dopo un anno e mezzo nella stanza dei bottoni accusa riti e compromessi del “palazzo”, «il potere non mi imbriglierà, non mi isolerà», assicura alla folla di meloniani in delirio. Di qui la discesa in campo: «Mi sono sempre considerata un soldato e i soldati quando devono non esitano a schierarsi in prima linea». E la promessa è di «mettere finalmente all’opposizione la sinistra anche in Europa». Farlo con un partito che, «siccome non sono la segretaria del Pd, farà del suo meglio per darmi una mano» infilza la premier. Elly Schlein risponde a tono: «Meloni è nel paese delle meraviglie, seppellisce i problemi sotto un fiume di retorica - l’affondo della leader del Nazareno - ha perso il contatto con la realtà».

 

 

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Le reazioni

Sala strapiena di ministri, dirigenti e militanti di Fratelli d’Italia nel momento del fatale annuncio. E la foto di gruppo del centrodestra sarebbe al completo, insieme ad Antonio Tajani e Maurizio Lupi, se non fosse che Matteo Salvini ha dato forfait. Si collega in video, a passeggio con la figlia a cui, spiega, ha voluto dedicare «l’ultimo week end in famiglia prima delle elezioni». Meloni lo punge: «Ringrazio Matteo, che ci ha preferito il ponte...». Ma smorza subito: «Scherzo, so quanto è importante trovare il tempo per la famiglia». E a fine discorso gli fa un colpo di telefono, una chiamata, fanno sapere in fretta gli staff, «per ironizzare sulle ricostruzioni polemiche» e darsi appuntamento a Roma.

Ci arriva con calma la premier a dare la notizia che tutti, sotto i capannoni allestiti per la grande festa dei “patrioti”, danno già per certa. «Guiderò le liste in tutte le circoscrizioni - sospira infine Meloni interrotta qui e lì dai cori - se sopravvivo...». Una campagna elettorale light, niente tournée di comizi su e giù per lo Stivale, spiega poi, «non toglierò un solo minuto all’attività di governo per fare campagna sul mio nome». Pochi eventi dunque - tre o quattro tappe, raccontano, a margine di appuntamenti istituzionali, come ad esempio la festa degli Alpini a Verona, nel Veneto roccaforte leghista - per il resto tanta tv e a calcare le piazze a caccia di voti saranno i ministri (e anche la sorella Arianna, attesa per una tappa in Salento). Il colpo ad effetto su cui punta Meloni lo ha studiato da tempo, insieme al suo cerchio magico, alla sorella maggiore: l’appello a scrivere Giorgia, solo «il nome di battesimo», sulla scheda elettorale. Lo stesso stampato sui manifesti che già tappezzano da giorni Roma e Milano: «Con Giorgia».

A Pescara Meloni calza l’elmetto, questa volta davvero e non solo mimando il gesto come durante il comizio delle regionali a inizio marzo. Pronuncia un discorso battagliero, identitario - cita il Movimento sociale italiano «che votò i Trattati di Roma del 1957» e pure De Gaulle, rivendica i cavalli di battaglia del governo, dal Piano Mattei al sostegno all’Ucraina, attacca il Superbonus grillino e Giuseppe Conte ribatte a stretto giro: «È una Re Mida al contrario, fermiamola».

C’è tanto spazio per l’Europa. Meloni promette che non scenderà a patti con i Socialisti: «Costruiremo una maggioranza di centrodestra a Bruxelles. Quando diciamo mai con la sinistra, non è uno slogan buono per la campagna. Prendere o lasciare». Seppellisce il Green deal, pensato da «burocrati chiusi in un palazzo di vetro». E suona gelida su Mario Draghi, «chi plaude alle sue parole e di Letta liquidava le nostre critiche all’Europa come negazionismo, oscurantismo». Come anche sull’ipotesi di una sua candidatura al timone della Commissione. Un dibattito «surreale», glissa senza citarlo, di chi «vuole apparecchiarsi spartizioni senza ascoltare il risultato elettorale». Il responso delle urne su cui ora la premier scommetterà la sua leadership e i prossimi tre anni a Palazzo Chigi.

Ultimo aggiornamento: 10:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA