Nonostante i due arresti eseguiti sabato tra un comune veneto e Fondi, il lavoro degli inquirenti non si ferma: le indagini sull'irruzione a domicilio culminata in una violenza sessuale di gruppo ai danni di una 20enne residente a Terracina, seguita da un ricatto hard e reiterate minacce, vanno avanti sottotraccia. Il cerchio attorno agli stupratori non è ancora chiuso. Bocche cucite, da parte degli investigatori della Questura e del Commissariato all'ombra del Tempio di Giove. Ma da quanto trapelato non sono esclusi nuovi provvedimenti restrittivi: a piede libero ci sarebbe un terzo soggetto che, secondo le ricostruzioni, ha in qualche modo partecipato agli abusi ai danni della giovane vittima, una ragazza indiana all'epoca dei fatti in procinto di sposarsi con un connazionale. Anche il presunto terzo uomo farebbe parte della nutrita comunità indiana stanziata da tempo in zona.
In attesa dei possibili, ulteriori sviluppi su questo fronte, intanto emergono altri risvolti agghiaccianti
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Nel dileguarsi, dicono le ricostruzioni, altre parole volte ad intimidire la poveretta: «Se dici quello che ti abbiamo fatto, ti ammazzo». Minacce poi rivolte indirettamente anche ai familiari della 20enne, travolta da un dolore indicibile già dal momento della violenza di gruppo e sempre più prostrata a livello psicologico. Tanto che nel settembre successivo, sentendosi sull'orlo del baratro e nel timore che il promesso sposo potesse ripudiarla, ha provato a farla finita. Un tentato suicidio attuato bevendo dei prodotti utilizzati per le pulizie domestiche, e sventato solo in extremis grazie a un provvidenziale intervento del personale medico.
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